Il medico di Caterina: «Nel suo caso i test sugli animali sono stati vitali»

simonsen caterinaPADOVA - «Ricerca, sperimentazione? Vitali, indispensabili, in questi casi». Taglia corto Andrea Vianello, direttore di fisiopatologia respiratoria, all'ospedale dell'università di Padova. Il suo reparto, di eccellenza a livello nazionale, è al "monoblocco" (policlinico), al decimo piano; tra le sue pazienti, la degente più nota d'Italia, almeno in questo momento: si tratta di Caterina Simonsen, la 25enne studentessa di Veterinaria a Bologna che, anche pensando alla propria storia, si è detta, sul web, a favore «dei test sugli animali, necessari alla vera ricerca». Apriti cielo: offese a go-go dagli animalisti. E non solo: anche minacce, e anche "retroattive": «Potevi morire a 9 anni». Il reparto è "blindato". Sì, ci sono le decorazioni di Natale, e l'albero con le sue lucette intermittenti. Ma nei corridoi non si entra. Il personale è "appostato": «Lei chi è?».

 

L'unica zona accessibile è la sala d'attesa, con il monitor per guardare la Tv. D'altra parte, siamo in pneumologia: anche i medici girano con la mascherina. E poi, anche i pazienti, famosi o sconosciuti, hanno diritto alla propria privacy. E, durante il giro dei dottori tra i degenti, una catena di metallo chiude materialmente l'accesso ai corridoi. Non si passa.

 

Il medico di turno (d'altra parte è domenica) dice che non può dire niente. Per fortuna, dopo un po', compare Vianello, che la mette così: «La situazione clinica di Caterina non è semplice; non si tratta solo di una affezione polmonare, ma dall'incidenza di tre o quattro altre patologie che ne complicano il decorso». Insomma, non una polmonite qualsiasi; ma la buona notizia è che «seppure in un contesto complesso, Caterina sta un po' meglio».

Il fatto è che la ragazza soffre per la combinazione di alcune patologie "rare". Secondo l'Ue, sono quelle che, nella popolazione generale, hanno una prevalenza inferiore alla soglia dello 0,05%. «Un tempo - continua Vianello - venivano dette "orfane"». Orfane? «Poco appetibili alla ricerca sperimentale e clinica. Così rimanevano poco conosciute; e si curavano, quando si poteva, con più difficoltà. Ora, si assiste a una generale inversione di tendenza. Si pensi alla Sla (sclerosi laterale amiotrofica): è una malattia rara, ma anche un nome noto al grande pubblico. Grazie alla ricerca, ai media e a altri fattori». Insomma, Vianello la mette così: «Appunto perché si tratta di malattie rare, ci vuole la sperimentazione. E qui il ruolo dell'università è di assoluto rilievo».

Il direttore non entra nella polemica "animalista", e cioè nella controversia sull'utilizzo degli animali nei test di laboratorio. «Dico solo che esistono dei protocolli riconosciuti (e una legge, la 96 del 2013, che regola il fenomeno; ndr) che prevedono fasi diverse nella sperimentazione; in alcune l'utilizzo di animali è la norma. Si pensi alla distrofia di Duchenne (patologia muscolare dell'infanzia, ndr). Come si può fare, altrimenti?». Insomma, attualmente non sembrano esserci alternative. Ma come l'ha presa, Caterina, l'ondata di indignazione animalista nei suoi confronti? Ringrazia su Facebook chi la sta difendendo. «Mai offendere, mai augurare brutte cose, riflettere prima di scrivere, verificare l'attendibilità delle fonti». Quanto a Vianello, la vede così: «Penso che tutto questo stress psicofisico non le faccia bene».


Marco de' Francesco

Il Corriere della Sera

29 dicembre 2013

credits immagine: fanpage

  

 

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