Caso Stamina, sì alla sperimentazione

ricerca scientificaIl caso Stamina torna a far discutere. Ieri infatti, la Commissione Affari sociali della Camera ha approvato un emendamento al decreto Balduzzi - che regolamenta l'utilizzo delle staminali e che ha ricevuto già il sì del Senato lo scorso 10 aprile - che prevede l'avvio di una sperimentazione promossa dal Ministero della Salute e supervisionata dal Centro nazionale trapianti, Istituto superiore della sanità e Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco. Perché, come annunciato già durante le audizioni alla Commissione affari sociali le cellule staminali mesenchimali – al centro del discusso metodo Stamina – vanno trattate come farmaci e non secondo le regole dei trapianti – considerate meno rigide - per cui la loro sperimentazione è di competenza dell'Aifa. Saranno tre i milioni di euro – provenienti dal Fondo sanitario nazionale - stanziati per la sperimentazione al via dal prossimo primo luglio e della durata di 18 mesi. 

 

Una scelta che se a una prima analisi sembra mediare tra le richieste delle famiglie dei malati - riunitesi ieri davanti a Montecitorio per manifestare a sostegno del metodo Stamina – e il rispetto delle norme europee vigenti in materia di terapie cellulari avanzate, non incontra però le aspettative di Davide Vannoni della Stamina Foundation, depositaria dell'omonimo metodo.

"Si vuole riportare tutta la sperimentazione sotto il controllo dell'Agenzia del farmaco. Ma così non potremmo più applicare la nostra metodica. Se la sperimentazione verrà fatta nei laboratori farmaceutici, passeranno degli anni e Stamina non può attuarla perché la nostra metodica non può entrare in questi laboratori", ha commentato Vannoni, aggiungendo come il suo metodo sia sotto attacco dalla "lobby Agenzia del Farmaco-Farmindustria, per cercare di distruggere questa possibilità di cura".

"Abbiamo voluto consentire la possibilità di fare una sperimentazione clinica con le staminali, e in questo caso a Stamina Foundation. Ma con un unico paletto: ciò che danno non deve essere nocivo ai pazienti", ha invece dichiarato Pierpaolo Vargiu, presidente della Commissione Affari sociali della Camera: "Dal mio punto di vista è andata bene perché avevamo di fronte un tema delicato, complesso, che colpisce tutte le sensibilità".

La sperimentazione prevista dall'emendamento al decreto – che andrà in aula domani - prova così a colmare quel vuoto legislativo che, insieme alla mancanza di prove scientifiche, era stato al centro delle critiche mosse dalla comunità scientifica, preoccupata dei rischi derivanti dalla somministrazione di una terapia di non comprovata efficacia. "Non essendoci una sperimentazione, non abbiamo la minima idea dei rischi a cui vengono esposti i pazienti che ora continueranno le somministrazioni", aveva dichiarato a Wired.it Michele De Luca all'indomani della presentazione del decreto da parte del Ministero della Salute "così come non li si conosceva finora in quelli che hanno subito il trattamento in passato".


Anna Lisa Bonfranceschi

Galileo, Giornale di Scienza

16 maggio 2013

credits immagine: dossier medicina


 

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