Quando
affinità e passioni comuni sono base per risultati importanti.
La mostra che è stata inaugurata a Legnano (MI) il 20 novembre
su Auguste Rodin, al Palazzo Leone Da Perego, è un’idea che
il co-curatore Flavio Arensi – l’altro è Aline Magnein,
conservatore capo del patrimonio e direttore del servizio delle collezioni
del Musée Rodin – ha da subito fortemente condiviso con l’artista
padovano Ettore Greco, con cui ha una visione della scultura comune.
Del
resto nelle opere di Greco, intimiste ed emozionali, l’ispirazione
di Rodin è tangibile. Questa vicinanza ha condotto Arensi-Greco
su e giù da Parigi negli ultimi tre anni per scegliere le opere:
«L’idea di focalizzare l’attenzione sugli anni dal 1864
al 1884, da cui il titolo “Le origini del Genio”, il periodo
più puro, quello non condizionato dal successo arrivato con la
commissione della “Porta dell’Inferno” – parti
dell’opera in mostra – e dalla relazione con Camille Claudel,
è piaciuta particolarmente al Musée Rodin».
«Siamo
scesi nei caveau – ci racconta Greco - costruiti sotto quattro piani
della sua casa per scegliere i disegni degli inizi, fatti nel tempo libero
dal lavoro con Louis Carrier-Belluese a Bruxelles quando disperato scriveva
alla compagna dopo i continui rifiuti del Salon. Paesaggi belgi, ritratti
della sorella – 120 opere, 65 sculture, 26 disegni, 19 dipinti,
fotografie – passando per L'Uomo dal naso rotto (nella versione
originale rifiutata), L'Età del Bronzo, Bellona, San Giovanni Battista,
La Défense, Il Pensatore, Il Bacio. E c'è un’anteprima.
Volevamo il vaso dei Titani non firmato da Rodin ma modellato da lui.
Quando l’abbiamo chiesto il Musée ha ritrovato in quel periodo
il piedistallo, il vaso più piccolo, che completava l’opera.
Per la prima volta vengono esposti assieme. “La Jardinière”
così si intitola l’opera nella sua versione completa».
Lo scultore padovano nel percorso in cui gli artisti viventi omaggiano
“il Genio”, fra i quali vi sono nomi come quelli di Ugo Riva,
Mimmo Paladino, è anche presente con “L’Uomo Eroico”,
già in catalogo; paradossalmente un’opera lontana da Rodin
e dall’approccio di Greco alla scultura, una figura monumentale
che si avvicina agli anni Venti italiani, di più di due metri,
i cui volumi sono più distesi, e che ha necessità di prendere
luce.