L’Italia
continua a perdere posizioni nella classifica delle pari opportunità
tra uomini e donne: il Global Gender Gap Report del World Economic Forum,
che misura il divario di opportunità tra uomini e donne in 134
Paesi per conto del World Economic Forum, colloca infatti l’Italia
al 74mo posto. Nel 2009 era al 72mo..
Il nostro paese è, manco a dirlo, fanalino di coda nella graduatoria
dei Paesi dell’Unione Europea, seguita, tra i Paesi avanzati, solo
dal Giappone, ma preceduta, fra gli altri, da Repubblica Domenicana, Vietnam,
Ghana, Malawi, Romania e Tanzania.
Nessuna sorpresa neppure ai vertici della classifica: le prime quattro
posizioni sono occupate dai soliti Paesi nordici: Islanda, Norvegia, Finlandia
e Svezia che continuano ad impegnarsi per eliminare “le disparità
di genere”. L’Italia scende appunto dal 72° posto del
2009 al 74°, ma assai peggiori sono i singoli indici: partecipazione
e opportunità nell’economia (97mo posto); differenze salariali
(121mo posto); partecipazione alla forza lavoro (87mo); salute e aspettative
di vita , in uno si è scesi dall’88mo al 95mo posto a causa
dell’aumento della disuguaglianza fra uomini e donne.
Afferma Klaus Schwab, presidente del World Economic Forum (www.weforum.org/gendergap)
che “le differenze tra i sessi sono direttamente correlate con l’alta
competitività economica: donne e ragazze vengono trattate in modo
equo se un Paese è in crescita e prospero. Ma abbiamo ancora bisogno
di una vera rivoluzione per le pari opportunità, non soltanto mettendo
insieme un largo gruppo di talenti sia in termini numerici che qualitativi,
ma anche creando una maggiore sensibilità rispetto al problema
nell’ambito delle nostre istituzioni”.
Anche sul fronte dell’occupazione femminile i dati sono poco confortanti:
secondo l’Istat infatti, anche questo tasso si conferma fra i più
bassi in Europa, con appena il 46,1% di occupazione, inferiore di circa
12 punti percentuali rispetto a quello medio dei 27 paesi dell’Unione
Europea. Gli ultimi dati registrano un tasso di occupazione femminile
al 30,8% nel meridione, al 55,6% nel Nord-Ovest, al 56,9% nel Nord-Est.
Certo, i dati vanno letti tenendo conto di svariati fattori, primo fra
tutti la crisi che ha colpito l’economia dell’intero pianeta
e che indubbiamente penalizza in maniera indiscriminata uomini e donne.
Anche se, a ben guardare, le donne hanno la peggio anche in questo caso.
Un esempio? Nel mondo dell’industria il calo dell’occupazione
femminile ha registrato nel terzo trimestre del 2009 una caduta pari a
più del doppio rispetto a quella rilevata fra gli uomini (10,5%
contro 4,2%).
Un divario particolarmente pesante sopravvive anche a livello di salari:
le donne italiane guadagnano in media il 50% degli uomini con stime che
nel report indicano circa 20mila euro annui per le retribuzioni «rosa»
e circa 40mila euro per le buste paga «azzurre».
Nel quadro politico l’Italia non fa meglio, ma in questo è
in buona compagnia tanto che scala al 54esimo posto della classifica,
nonostante la presenza delle donne in parlamento sia limitata al 21% e
fra i ministri al 22 per cento. Inoltre ci penalizza il fatto di non aver
mai avuto un capo di stato donna negli ultimi 50 anni.
Unica nota positiva in questo contesto è rappresentata dall’accesso
delle donne all’educazione. In questo caso l’Italia si posiziona
al 49esimo posto della classifica grazie a percentuali prossime al 100%
per l’istruzione primaria e secondaria di entrambi i sessi. Per
l’istruzione superiore, invece, le ragazze superano di gran lunga
i ragazzi con il 79% contro il 56% per cento. Del resto le studentesse
sono ormai il 60% dei laureati italiani e in media vantano un punteggio
maggiore (106 contro 104) in un arco di tempo di studi inferiore (età
media 26,8 anni contro 27,5 anni).
Tuttavia, una buona notizia arriva dal Dipartimento per le Pari Opportunità.
E' stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale - 5° Serie speciale
- Contratti Pubblici n. 121 del 18 ottobre 2010, l’avviso per la
concessione di contributi per iniziative finalizzate alla promozione delle
politiche a favore delle pari opportunità di genere e dei diritti
delle persone e delle pari opportunità per tutti, promosse da soggetti
pubblici o da persone giuridiche private (ad esclusione delle persone
fisiche).
I
soggetti pubblici o le persone giuridiche private interessati a promuovere
iniziative atte a favorire lo sviluppo delle pari opportunità di
genere – si legge nel bando - potranno presentare al Dipartimento
per le pari opportunità una domanda corredata da una scheda di
progetto, entro il 30 novembre per quanto attiene l’anno in corso.
Altre scadenze sono programmate per gli anni successivi secondo modalità
e tempistiche specificate nel sito del ministero.
Indipendentemente
dal costo totale dell’iniziativa, il contributo massimo concesso
dal Dipartimento non supera comunque i 10.000 euro per singolo progetto,
per un totale di 1.200.000 euro stanziati per il triennio 2010-2012.
Insomma,
sembrerebbe che qualche segnale positivo venga anche dal nostro paese,
che potrebbe recuperare il tempo perduto ed allinearsi finalmente alla
media europea nella lotta alla discriminazione basata sul sesso e, in
generale, in materia di uguaglianza dei diritti tra donne e uomini, base
imprescindibile di ogni democrazia che si rispetti.