Diego Soravia

IL CASO

IL PARROCO: «500 EURO A CHI FA FIGLI»

 

Santo Stefano di Cadore

Don Soravia destina le offerte ai "bonus-bebé"

SANTO STEFANO — Welfare autarchico, in salsa cadorina; ma col segno della Croce. E una vicenda che supera i confini del Comelico, e finisce sulle pagine di Famiglia Cristiana, noto settimanale dei Paolini. Perché il declino della montagna bellunese ha preso, con la crisi, una piega più netta. E perché si può, e si deve, reagire. «Una terra da decenni "dissanguata" - spiega il parroco di Santo Stefano di Cadore Diego Soravia - perché chi studia a Padova e Trieste si ferma in pianura, si sposa altrove, fa figli altrove, e qui torna solo al weekend per aprire le finestre di casa. Le intelligenze se ne vanno: un’emorragia. E ora, con la crisi dell’occhialeria, se ne vanno anche gli altri». Don Diego, parroco da 22 anni, montanaro («di San Pietro di Cadore, come Maurilio De Zolt») non è per i mega-progetti. «Un piccolo segno controcorrente - continua il parroco -: qualcosa resta e si fa del bene senza rumore». Come il Bonus-bebé da 500 euro: per ogni bimbo che nasce a Santo Stefano, a Casada e a Costalissoio (due frazioni).

«Dei 18mila euro raccolti quest’estate con il "Mercatino delle meraviglie" - continua - tremila sono per "famiglie che si aprono alla vita". Il primo assegno è già stato staccato. Ora, so che oggi è dura. Ma i miei genitori nel ’47 avevano salotto, bagno e cucina tutto in una stanza. Se avessero aspettato il benessere, io non ci sarei. Certo 500 euro sono pochi, ma servono per una "presa di coscienza". E se i neonati saranno numerosi, la parrocchia interverrà di nuovo». Il parroco spera che il suo gesto sia di esempio. «Le Regole soprattutto - argomenta -: devono progredire e dedicarsi ancor più al sociale. Bisogna mettere la "borsa della spesa" delle famiglie nel bilancio dell’ente. Ci vuole più convinzione, perché non si può più aspettare. Voglio dire: confido nella vivacità imprenditoriale dei Bellunesi ma nel frattempo c’è gente che ha bisogno di aiuto, e allora chi può apra il cuore e il portafoglio».

 

Marco de' Francesco

Corriere del Veneto, 24 novembre 2010