IL CASO

TRE MILIONI

I FANTASMI SU FACEBOOK

 

Cosa succede ai nostri dati personali quando si muore? E’ questa la domanda che si è posto Max Kelly, dipendente di Facebook, dopo la perdita di una caro amico e collega, morto improvvisamente a causa di un incidente in bicicletta.
Dopo gli inevitabili momenti di sconforto infatti, Kelly e colleghi, durante una riunione, si sono interrogati su cosa fare con il profilo del defunto.

«Non avevamo mai pensato ad una cosa del genere, non in modo così personale», ha ammesso Kelly, viste anche le dimensioni del problema. Alcune cifre, tanto per rendere l’idea: una recente analisi ha calcolato che su Facebook esistono tre milioni di “morti”. Si tratta dei profili abbandonati, dimenticati o appartenuti a persone decedute.

Più precisamente 3.320.000 morti, stando ai calcoli di, Stéphane Koch, consulente informatico a Ginevra: considerando che circa cento milioni di profili sono spam e moltiplicando il resto per 0,83% (ossia il tasso di mortalità mondiale stimato dalle Nazioni Unite), Koch arriva appunto al totale di 3.320.000.

Da qui, oltre all’aspetto curioso del fenomeno, una sere di inevitabili domande: cosa ne è dell’identità degli utenti defunti? Che fare dei dati personali? E delle foto? Il materiale in rete può essere trasmesso a eventuali eredi? E come garantire la protezione della sfera privata se l’interessato non è più in grado di farlo?

«Quando qualcuno ci lascia - ha intuito il team di Facebook - non lascia per forza di cose la nostra memoria né il nostro social network». Da questa considerazione nasce appunto l'account commemorativo, luogo virtuale da visitare per ricordare i cari estinti, lasciando commenti in bacheca in sostituzione dei classici fiori da portare la domenica al cimitero.

E c'è tanto di modulo apposito, chiamato modulo di decesso: «Rendendo un account commemorativo, verranno rimosse alcune informazioni riservate e la privacy verrà impostata in modo che solo gli amici confermati possano accedere al profilo o trovarlo nelle ricerche». In fondo, Facebook non ha mai avuto la vita troppo facile con la protezione dei dati degli utenti e adesso vuole lanciare un segnale chiaro a difesa della privacy, persino dei deceduti. Che non potranno stringere nuove amicizie, ma potranno sicuramente veder conservate quelle vecchie, online per ricordare e commemorare. «Se avete amici o familiari i cui profili debbano essere commemorati - chiude Kelly nel post - prego contattateci, così che la loro memoria possa vivere a lungo su Facebook».

E già parecchie ditte si sono specializzate nel business della “pulizia” dei dati degli utenti deceduti.
In America, in cambio del versamento di una quota che va da 10 a 30 dollari l’anno, siti come AssetLock, Legacy Locker o Deathswitch, propongono di raccogliere in una cassaforte virtuale parole d’ordine, dati bancari, avatar, segreti vari e ultime volontà. A seconda delle opzioni scelte, le informazioni vengono poi distrutte o conservate.

A questo si aggiunge una varietà di servizi online dove potete lasciare istruzioni da inviare a familiari e amici dopo la scomparsa. I fondatori di questi siti web non hanno dato libero sfogo alla fantasia: Letter from beyond (Lettera dall’aldilà), My last email (la mia ultima e-mail), My webwill (la mia volontà online), Last messages club (il club degli ultimi messaggi), sono solo alcuni dei siti specializzati che potete trovare in rete.

 

Alessandro Turri