energie a confronto

NUCLEARE O RINNOVABILI?

 

 

Il terremoto in Giappone ha drammaticamente fatto tornare alla ribalta il tema sull’opportunità delle centrali nucleari: attualmente nel mondo ce ne sono 443 di attive, in grado di fornire 2.600 miliardi di kilowattora all’anno, il 14 per cento dell’elettricità del pianeta e 8 volte il consumo italiano.


Con queste cifre, il mondo può davvero fare a meno del nucleare? Probabilmente sì, anche se sarà necessaria una transizione non certo di breve durata. Come avverte Pippo Ranci su lavoce.info, se non si trova un accordo e non si ha la pazienza di ricercarlo analizzando i fatti in maniera attenta e meticolosa, rischiamo comportamenti assurdi e divergenti: da un lato il blocco della costruzione di nuove centrali (relativamente sicure), dall’altro il mantenimento in funzione di quelle vecchie e pericolose (però con costi già ammortizzati e quindi economiche), il tutto a fronte di un forte rischio di deterioramento del clima.


Anche le possibili alternative vanno però analizzate con estrema attenzione: ad esempio, costruire parchi eolici, in numero sufficiente a sostituire i combustibili fossili, potrebbe rivelarsi altrettanto dannoso per l’ambiente, almeno quanto produrre tonnellate di gas serra.


Secondo lo studio di Axel Kleidon, del Max-Planck-Institut fur Biogeochemie di Jena, in Germania, se ottenessimo una larga parte del nostro fabbisogno energetico dal vento e dalle onde del mare, useremmo una fetta non trascurabile dell’energia che arriva dal sole. Questa energia alimenta i venti e le correnti oceaniche, oltre a far evaporare nell’atmosfera l’acqua sulla superficie della terra.


In pratica, dei 47 terawatt di energia che l’umanità usa attualmente, 17 provengono dai combustibili fossili. Se li prelevassimo dai generatori eolici e dalle onde del mare, lasceremmo una traccia nell’atmosfera. In questo caso, i venti non si fermerebbero, ma muterebbe lo schema ed il profilo delle piogge, in modo paragonabile all’effetto del cambiamento climatico provocato dall’aumento di anidride carbonica.


Il primo segnale di questo cambiamento sarebbe il calo di produzione degli impianti eolici. Come sottolineato da New Scientist, è quindi necessario stabilire sin da subito un limite all’energia che si può prelevare dall’ambiente. Insomma, prima di percorrere un cammino così importante per il futuro dell’umanità come l’utilizzo delle energie rinnovabili, sarebbe bene valutarne con attenzione tutti gli aspetti.

Michela Barbiero