Due le emergenze in tema di crisi aziendali. Anzitutto, la riforma delle discipline del fallimento e dell'insolvenza. I naufragi delle imprese vanno "anticipati" risolvendo i problemi prima del peggioramento della situazione. Un Ddl, indirizzato a tal fine, era stato approvato dal Senato nell'ottobre del 2017, e delegava il governo a mettere mano in materia; ma ora l'esecutivo Gentiloni non è più in carica. Poi, un fondo contro le delocalizzazioni, con il ritorno del ruolo centrale dello Stato nello sviluppo dell'industria. Finalità: creare aziende più grandi, in grado di competere nel mercato globale. Anche qui, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda aveva annunciato iniziative in questa direzione, prima della caduta del governo. E' un dato di fatto che sono ben 162 i tavoli di crisi aziendale aperti al Mise; attualmente, c'è in gioco il lavoro che dà da vivere a 180 mila persone. Un panorama che non è destinato a cambiare in tempi brevi. Certo, è finita la crisi massiva, epidemica, ma resta quella selettiva ed endemica, che alligna nel vasto bacino di aziende stremate da un decennio di congiuntura sfavorevole. Quindi non solo Alitalia, Almaviva, Alcoa, Ilva: la crisi pesca nel 60% delle imprese, quelle "galleggianti", e nel 20%, quelle "spiaggiate". Ne abbiamo parlato, per una prima analisi sull'argomento, con il docente di economia dell'industria di processo alla Sapienza Riccardo Gallo e con l'ex senior executive vice-president del settore componenti a livello mondo di Electrolux nonché ex direttore scientifico del Master della Business school Cuoa Maurizio Castro.
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11 maggio 2018
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