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Luca Zaia

 

politica - la regione

Giunta, spuntano anche due sottosegretari

Più poltrone per trovare la quadra. Bond capogruppo Pdl. Agricoltura, verso lo scambio di deleghe tra Giorgetti e Manzato

 

VENEZIA — Il trucco è vecchio come il cucco: se non ci sono posti a sufficienza per tutti i pretendenti, allora si aumentano i sedili. Regola (poco) aurea della politica, che, a quanto pare, verrà applicata anche nella formazione del nuovo governo regionale a guida Zaia. I due partiti che lo sostengono, infatti, si stanno accordando per aggiungere un paio di strapuntini nella sala della giunta a palazzo Balbi: uno per la Lega e uno per il Pdl, naturalmente. Con linguaggio pomposo, li chiamano sottosegretari. Nei fatti, sono una sorta di vice-assessori senza diritto di voto ma con ufficio e status da componenti dell’esecutivo. Sempre meglio che fare il soldato semplice in consiglio.

Con questo allargamento della squadra, sembra che finalmente i conti possano tornare. Soprattutto in casa Pdl, dove la tensione fra le due grandi famiglie del partito (tendenza Galan e tendenza Sacconi-Brancher) è sfociata ieri pomeriggio in un acceso confronto tra il gruppo degli eletti e i due condottieri regionali, Alberto Giorgetti e Marino Zorzato. Proprio nel corso della riunione è emersa la soluzione dei sottosegretari, peraltro non previsti dallo statuto della Regione. La griglia delle poltrone, adesso, si presenta così: oltre agli assessori già piazzati, Valdo Ruffato (famiglia Sacconi) l’ha spuntata sulla concorrenza interna e sarà eletto, lunedì prossimo, presidente del consiglio regionale. I galaniani, per compensazione, incassano la carica di capogruppo, che sarà appannaggio del bellunese Dario Bond. Ma, in questo schema, c’era da trovare un’adeguata ricompensa alle 24 mila e rotte preferenze conquistate dall’emergente Davide Bendinelli, rimasto fuori dalla spartizione dei posti di prima fila nonostante l’autorevole sostegno del sottosegretario Aldo Brancher. Ecco la provvidenziale creazione dei sottosegretari di giunta: sembra proprio che una delle due poltroncine, quella in quota Pdl, sia destinata all’esordiente veronese. Gli equilibri tra alleati, però, vanno preservati.

Anche il Carroccio, di conseguenza, avrà il suo sottosegretario. Tutti gli indizi portano a Matteo Toscani, il consigliere eletto dalla Lega a Belluno: dopo le insistenti polemiche seguite all’esclusione dalla giunta regionale di un rappresentante della provincia dolomitica, questa potrebbe essere un’occasione di parziale risarcimento. Rimane da sistemare la questioncella legata alla delega dell’Agricoltura, già assegnata in prima battuta a Massimo Giorgetti (Pdl) ma rimessa in gioco dal superiore - e assai pesante - intervento di Umberto Bossi, che ha reclamato alla Lega i tre assessorati nelle regioni padane (Piemonte, Lombardia e Veneto) in cambio del via libera a Giancarlo Galan come ministro di settore. I contatti tra gli alleati sono stati avviati ieri sera e, probabilmente, proseguiranno anche questa mattina, in tempo perché Luca Zaia riunisca per la prima volta la sua giunta (ore 12) e proceda alla distribuzione definitiva degli incarichi. Quelli del Pdl ostentano tranquillità: «La faccenda si può chiudere in 10 minuti - dicevano ieri - basta che la Lega decida cosa cedere in cambio».

Per l’appunto. Ai berlusconiani piace molto l’idea di uno scambio alla pari Massimo Giorgetti-Franco Manzato: quest’ultimo lascerebbe lo Sviluppo economico per andare all’Agricoltura. L’alternativa, più gradita al diretto interessato, prevede il ritorno di Giorgetti ai Lavori pubblici e il trasferimento di Isi Coppola al Turismo (con slittamento di Marino Finozzi all’Agricoltura) oppure al già citato Sviluppo economico. Per la cronaca, all’incontro di ieri tra i coordinatori e i consiglieri del Pdl si è materializzato, a un certo punto, anche l’ex governatore e ministro Giancarlo Galan. Che si sarebbe limitato ad augurare buon lavoro alla compagnia, affermando «io questa volta non c’entro». Qualcuno, però, lo avrebbe sentito pronunciare anche una stilettata all’indirizzo di Davide Bendinelli, il protetto dal «nemico» Brancher. Così vanno le cose, nell’ex partito di maggioranza relativa.

 

Alessandro Zuin

Corriere del Veneto, 20 aprile 2010