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FELTRE SECONDO I FELTRINI

 

Un’oasi, forse troppo:

«Non c’è un cinema

e viviamo isolati»

 


FELTRE - «Beh, però qui è meglio che a Belluno». A questa frase, e alla bellezza della Cittadella, che con una cascata di pietre storiche, sacre architetture, palazzi, castelli e porte definisce l'iconografia classica del borgo, si aggrappa il «campanile».

Nessuna invidia per il capoluogo, e anzi la dimensione «locale» della vita quotidiana è più tollerata che patita; piuttosto, è diffusa l'idea che il meccanismo del progresso si sia inceppato qualche anno fa, e che lo sviluppo economico e sociale si sia arrestato anzitempo.

Qualcosa non ha funzionato, allontanando la città dal benessere della pianura. Per questo Feltre è più amata dai padri che dai figli; per questo la sua vita sorniona è più apprezzata dagli anziani. Ci vogliono idee innovative e virtuose per rimescolare le carte e per rimettere in moto la macchina del futuro.

In questa chiave, per alcuni, anche il discusso progetto Altanon, seppure datato in partenza, può giocare un ruolo catalizzatore. Così la pensano i feltrini. Insomma, la città non ha passato il guado, e di qui pregi e difetti, che hanno radici profonde.

«Negli anni Sessanta - ricorda filosofico Sergio Sommacal - c'erano fermenti sociali e una classe politica più avanzati che a Belluno. Penso agli amministratori della sinistra democristiana, al sindaco Dal Sasso e a tanti personaggi che a Belluno se li sognavano. Di quelle idee ed energie, non so se sia rimasto qualcosa. La verita è che siamo una cerniera tra montagna e pianura, un posto di passaggio; ma qualcosa è mancato e non siamo riusciti ad essere un luogo di "sintesi" tra ambienti diversi».

Non solo rammarico per le cose incompiute; anche consapevolezza del mancato sviluppo. «Non è stato voluto negli anni Settanta e Ottanta - dichiara Massimo Stemberger -; la depressione è figlia della volontà politica». Ma poi aggiunge una nota ottimistica: «Ce la faremo».

Per Walter Polli la città è bellissima, «ma non è stata sfruttata a livello turistico. E' mancata una adeguata promozione dalla Regione».

Per i giovani Feltre è un posto noioso. «Qui ci sono solo bar - spiega la bella barista Ilaria Arboit -; quindi, o si prende la strada dell'alcolismo, o si va fuori città. Peraltro, ultimamente sta diminuendo anche il divertimendo alcolico, e molti ragazzi preferiscono stare a casa a vedere un film. Insomma, anche i bar non lavorano più come una volta. Ma non ci sono alternative: a Feltre non c'è neanche il cinema, e per la discoteca si va a Treviso, a Venezia. E chi ha provato ad aprire locali alternativi ha serrato dopo qualche settimana. La verità è che i ragazzi si sono adeguati alla situazione, e cioè al non fare niente perché non c'è niente da fare. Sono sempre meno attivi». Ma poi concede: «Ci sto bene, qui. Non me ne vado».

La noia è avvertita anche da persone che tanto giovani non sono più. «Vorrei stare in mezzo alla gente, come in una festa - ammette la signora Giustina Dalla Fossa - e andare a ballare. E invece c'è solo il mercato, il martedì e il venerdì».

La noia degli uni è la tranquillità degli altri. «La città è molto tranquilla - suggerisce Rossella Carazzai - però mancano negozi selezionati: per trovare qualcosa di diverso bisogna andare a Bassano».

Infiammano invece la discussione i parcheggi e la viabilità, stradale e ferroviaria. Secondo Vittore Canova «quella cittadina è cambiata in meglio; l'ideale, però, sarebbe chiudere il centro storico alle auto, e non solo al week-end, ma per sempre, anche per risolvere il problema delle polveri sottili». Per Vittorio Mastellotto «manca una vera e propria linea ferroviaria: di fatto, non c'è più. Un tempo, la "Freccia delle Dolomiti" portava da Calalzo a Milano in meno di tre ore; ora bisogna andare a Padova e poi a Milano, e ci vogliono quattro ore e mezza. E lo chiamano "progresso"». I parcheggi sono un problema per Oscar Dal Zotto, e "difficili" per Giordano Gelmi, che sottolinea che «spesso bisogna lasciare la macchina lontana dal centro e andare a piedi»; secondo Giulio Terribile poi, «c'è ancora tanto da fare in tema di viabilità cittadina, perchè il centro è spesso intasato dal traffico». Per Enzo De Biasi «parcheggi ce ne sono, ma quanto al traffico si andava meglio con la scorsa amministrazione: ora le macchine sono tornate nel centro storico, ed è un male».

De Biasi introduce un altro tema caldo, quello dell'Altanon, zona cittadina oggetto di un discusso piano di sviluppo. «L'area - dichiara De Biase - è destinata all'edificazione sin dagli anni Settanta. Chi l'ha comprata ed ha investito, ha acquisito diritti: una certa cubatura deve essere realizzata. Peraltro, stiamo parlando di una zona abbandonata, la più brutta di Feltre; meglio sistemarla, no?».

Gli fa eco Fausto Facchin: «Lì da verificare c'è solo l'altezza dei palazzi. Per il resto, la zona, biglietto da visita per la città, ora è un obbrobrio: qualcosa bisognerà pur fare. E poi, la realizzazione dell'opera porterà un po' di lavoro da queste parti».

Non ne è convinto Stefano Carazzai. «Vivo proprio lì, ho l'Altanon di fronte - chiarisce -; la prima variante era da approvare in toto, perché prevedeva spazi verdi, servizi e piste ciclabili; era un progetto serio, realizzato solo in parte. Il nuovo piano, invece, è per qualità molto inferiore: meno verde e tanti metri cubi di cemento; e non si integra per niente con l'ambiente. Quanto al lavoro, sono disoccupato, ma non sarei così ottimista: con un megastore a ridosso della stazione a rischiare sono le attività del centro storico».
  

Marco de' Francesco

Corriere del Veneto

1° febbraio 2010