"Vedere per credere". Un'espressione che riassume anche la strategia del gigante della tecnologia informatica Hpe per la diffusione dell'IoT in versione edge (con dati, cioè, elaborati in prossimità delle macchine che li generano) tra le aziende. In particolare, tra le imprese "owner driven", quelle caratterizzate in genere da un atteggiamento conservatore in fatto di adozione di tecnologie abilitanti. Centrale è un approccio pragmatico – per il quale vengono messi a disposizione delle imprese pacchetti standard, "IoT starter kit", che rappresentano in un certo senso la versione per principianti di strumentazioni via-via più complesse. Questo è quanto basta per scoprire le potenzialità dell'IoT in fatto di controllo dei processi e di manutenzione predittiva – monitoraggio intelligente che continua ad essere in generale una delle porte di ingresso per l'internet delle cose. E che consente risparmi considerevoli. È necessario, però, che nelle aziende IT e OT vadano d'accordo: solo la loro convergenza consente il migliore utilizzo dei dati. Perché ciò accada, occorre che chi si occupa di una funzione e chi gestisce l'altra siano impegnate nella risoluzione di problematiche comuni. Per il resto, c'è grande ottimismo per l'avanzata dell'IoT in particolare e dello Smart Manifacturing in generale: la crisi dell'Eurozona non è destinata a colpire con violenza il settore. Parola di Volkhard Bregulla, vice president global manufacturing automotive and Iot di Hpe, intervistato da Industria Italiana qualche giorno fa a Ginevra.
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30 gennaio 2019
credits immagine Marco de' Francesco