Piccoli strumenti studiati per cooperare con l'operatore umano in una cella di lavoro, flessibili, programmabili con un corso online di 87 minuti e configurabili in un'ora, poco costosi, riutilizzabili in contesti diversi, consentono un ritorno dell'investimento in sei mesi, senza considerare l'iperammortamento. Stiamo parlando dei cobot, i robot collaborativi, l'avanguardia della robotica democratica: ovvero il 4.0 a portata di piccola impresa, per lo più manifatturiera. Non solo perchè possono essere applicati ai grandi impianti, com'è ovvio; ma rispetto ai piccoli si può dire che colmino il divario tra la produzione artigianale e quella automatizzata. Si diffondono con una crescita superiore al 50% all'anno. Guida questa rivoluzione l'azienda danese che i cobot ha inventato e piazzato sul mercato domestico e tedesco già nel 2008: Universal Robots, presieduta da Jürgen von Hollen. Tre modelli di diversa portata sono stati studiati per la pallettizzazione di precisione, le ispezioni per la qualità, lo stampaggio a iniezione, l'assemblaggio industriale, il prelievo e il posizionamento e tanto altro. E per settori diversificati: dall'automotive alla chimica, dall'industria aerospaziale alla lavorazione dei metalli. Ma come sarà il cobot del futuro? Ancora più agile, più facilmente integrabile in azienda, con software ancora più intuitivi. Perché è quello che chiede il mercato, il mercato delle Pmi. Ne abbiamo parlato con Alessio Cocchi, che guida la filiale italiana di Universal Robots.
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4 febbraio 2019
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