Great Wall Motor, la più grande casa automobilistica cinese, sbarca in forze in Europa. Aggressiva su lusso ed elettrico. Tutti i particolari

the-next-ora-catdi Marco de' Francesco ♦︎ Oem e componentisti europei attenti: arrivano i cinesi, e non si accontentano certo del low cost. Centro R&D in Germania, coordinamento commerciale in Svezia, 50 nuovi modelli elettrici. Direttamente dal Salone di Parigi, parlano i top manager alla guida di Great Wall Motor Europe. Una lettura indispensabile per il top management di Stellantis, Renault, Volkswagen, Audi, Mercedes e Bmw. Che ora - in aggiunta a crisi economica e carenza di chip e materie prime - ha una grana in più. Con lo sbarco di Great Wall Motor (Gwm) in Europa, ufficializzato oggi al Salone dell'auto di Parigi, il luogo comune sull'industria automobilistica cinese è morto prima di cominciare. La casa automobilistica di Boading (140 chilometri a Sud di Shanghai), public company quotata ad Hong Kong, 29 miliardi di dollari di fatturato è il più grande produttore automobilistico cinese nonché uno dei primi al mondo. Ed è il più importante costruttore di Suv in Cina, presenza in 60 Paesi (molti dei quali "in via di sviluppo"), 11 milioni di veicoli venduti dall'anno di fondazione (1984). Great Wall Motor punta direttamente ai segmenti lifestyle e premium. E lo fa con una precisa e meditata strategia per conquistare il Vecchio Continente.

Emergenza industria ceramica: senza moratorie rischio chiusura o delocalizzazione!

piastrellista pixabaydi Marco de' Francesco ♦︎ Il fatturato 2021 ha raggiunto i 7,5 miliardi di euro per 263 aziende - tra cui Marazzi, Iris, Marca Corona, Ceramiche Caesar, Panaria Group. I prezzi di gas ed energia e l'irreperibilità delle materie prime (argilla del Donbass) stanno minando il comparto. Servono un piano europeo condiviso e una tregua sui mutui. E investimenti sulle nuove tecnologie: nuovi forni, sistemi di co-generazione... Ne parliamo con Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica. «Occorre subito una moratoria sui mutui contratti con le banche». È l'allarme lanciato dal presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani, a seguito della crisi che ha colpito il settore, che è al contempo energivoro e gasivoro. «L'alternativa, per gli istituti di credito, è quella di avere a che fare con una miriade di insoluti. L'Abi e il governo ci ascoltino» – commenta Savorani.

Componentistica automotive: le tre mosse per non perdere il primato italiano anche in questo settore industriale

componentisti pixabayI componentisti dell'automotive, spina dorsale dell'industria italiana che segna al momento una perdita a due cifre, sono chiamati a ridefinire rapidamente le proprie strategie. A loro disposizione tre armi per superare il momento e contrastare l'avanzata dell'elettrico: nuove tecnologie, che si possono reperire nei centri ricerca di Paesi all'avanguardia come gli Stati Uniti e Israele, R&D e personale altamente qualificato. Per sfruttare al meglio gli ultimi due elementi sarebbero opportune iniziative governative, come crediti di imposta ad hoc. La pensa così Paolo Scudieri, presidente di Anfia, l'associazione nazionale della filiera automobilistica, nonché del gruppo Adler – Hp Pelzer, importante realtà della componentistica. Per Scudieri l'auto green rappresenta un brusco cambio di paradigma: non è la versione a batterie di un veicolo tradizionale – è un'altra cosa, da completare con strumenti e parti appositamente ridefinite. All'elettrico, si affiancheranno mezzi più simili alle auto oggi in circolazione, come l'ibrido avanzato e il termico evoluto, con carburante naturale ecologico. Ma il tutto sarà integrato in un contesto di mobilità più complicato, regolato da software e intelligenza artificiale. Pertanto i fornitori, che rappresentano il 3% del Pil nostrano, dovranno studiare soluzioni diversificate in base alla tipologia del veicolo e al contempo innovative, per rispondere alla complessità del sistema.

Energia e materie prime: l’impatto sui contratti. Tutto quello che le imprese devono sapere. By RP Legal & Tax

crisi energetica pixabaydi Marco de' Francesco ♦︎ Che cosa deve fare un'azienda che per la crisi energetica e la carenza di raw material non rispetta i termini pattuiti? Contratti internazionali: penali o risoluzione. Fidic: yellow book, estensione solo per epidemia o atti governativi. Articolo 1467 cc: risoluzione per avvenimenti straordinari e imprevedibili. Appalti pubblici: compensazione per aumento prezzi materiali da costruzione oltre l'8%. Alstom: rischio default dei fornitori

La fabbrica virtuale di Siemens non perde un colpo

fabbrica virtuale pixabayIl "digital twin della macchina o della fabbrica": questa definizione, già in uso in Siemens – primo automation provider nel mondo e gigante dell'elettrificazione – dovrebbe cambiare il volto dell'industria. Si tratta di una virtualizzazione che non si limita alla simulazione dei controlli a logica programmabile e dei servizi di automazione digitalizzati ma che riproduce il modello fisico della macchina e favorisce la progettazione assistita. Si possono così riprodurre gli effetti di variazioni indotte dagli operatori sul comportamento delle macchine, ottimizzandone il funzionamento e il rendimento ed evitando problemi anche di rilievo. Grazie al software, si gioca d'anticipo e si risparmia. Ne abbiamo parlato con Massimiliano Galli, Head of PLC Sales di Siemens Italia. Grazie alla simulazione, si possono valutare gli effetti di modifiche sul comportamento di macchine e processi produttivi, evitando problemi anche di rilievo, con evidenti benefici in termini di costi. Sono questi i vantaggi del "digital twin". Da una parte un robot Kuka, una macchina da lavoro, progettata e sviluppata in Tia Portal, (Totally Integrated Automation Portal: offre un accesso illimitato ad una gamma completa di servizi di automazione digitalizzati, dalla pianificazione digitale all'ingegneria integrata fino al funzionamento trasparente). La nuova metodologia di sviluppo e design delle macchine accorcia i tempi di immissione sul mercato, ad esempio mediante strumenti di simulazione, aumentando la produttività dell'impianto attraverso ulteriori funzioni di diagnostica e gestione dell'energia e offrendo al contempo una flessibilità più ampia grazie ad una interazione modulabile con i sistemi informatici di fabbrica.

Da Km Rosso a Seco e Dassault Systèmes: 21 nuovi soci per il Cluster Fabbrica Intelligente

industriaCresce il fronte industriale della base associativa del Cluster Fabbrica Intelligente, associando 21 nuove realtà, alcune delle quali molto note: esattamente, si tratta di Wärtsilä Italia di Trieste, Dgs di Roma, Tema Energy di Bergamo, I40saas di Padova, Seco di Arezzo, Video Systems di Udine, Thinkinside di Trento, Ubiquicom di Milano, Bancolini Symbol di Bologna, Scao Informatica di Brescia, Safety Job di Bergamo, Dassault Systèmes Italia, Fores Engineering di Forlì-Cesena e Efeso Consulting di Milano, HP Italy, Autodesk, Idrotherm 2000 di Lucca, Servitly di Lomazzo, Isapiens di Milano, Canon Italia e Nokia Solution and Networks. Tra i nuovi membri dell'unico tavolo nazionale che associa tutti i portatori di interesse del manifatturiero avanzato (aziende, associazioni, università e centri di ricerca, Regioni) ci sono multinazionali del software e delle tecnologie, leader nel trasferimento tecnologico come Kilometro Rosso, importanti aziende manifatturiere italiane. E si espande sul territorio nazionale. Organizzazioni regionali già associate, come Comet dal Friuli Venezia Giulia, Sviluppo Umbria, Cluster Lucano Automotive (Basilicata), Hub Innovation Trentino, hanno ricevuto dalle rispettive Regioni la delega per rappresentarle in seno al Cluster, portando così a 11 il numero degli enti territoriali. Nei prossimi mesi dovrebbe crescere a 15, con la Campania, l'Abruzzo, il Lazio e la Toscana.

Ma come sarà il Fintech del terzo millennio?

fintech pixabayCome mettere insieme finanza e tecnologie d'avanguardia, credito e smart contract, servizi bancari e sicurezza informatica nonché soddisfazione efficiente ed economica delle regole di conformità di settore? Come inserire l'intelligenza artificiale in attività "tradizionali", tipicamente refrattarie ai cambiamenti? Da qualche anno a questa parte ci hanno pensato le aziende del Fintech, che si occupano di pagamenti digitali, business come il crowd-funding e personal finance come le piattaforme di prestiti online. Ma ora le banche vogliono essere della partita. La novità, dunque, è che questi mondi assai diversi hanno deciso di incontrarsi per studiare una strategia comune di sviluppo. Ciò avviene nel contesto del percorso FinTechnology di The European House – Ambrosetti, che ha quasi compiuto un anno di vita. È nato con la collaborazione di Banca IFIS (Main Partner) e quella di Banca Finint e Microsoft Italia (Partner) e si è sviluppato in tre riunioni: una sulla Digital Transformation del sistema finanziario, l'altra sulla regulation e l'ultima sull'open innovation. È emerso che è presto per parlare di via italiana al Fintech, e che è complicato selezionare i modelli più performanti. Tuttavia, si stanno cercando delle formule creative per mettere insieme tecnologie e business. Ne abbiamo parlato con Mauro Frassetto di Banca Finint sulla scorta dello studio "Fintechnology Forum – The Finance Revolution" di Ambrosetti.

Hpe e digital transformation: come vincere la mentalità conservatrice all’interno di alcune aziende

bregulla volkhard hpe"Vedere per credere". Un'espressione che riassume anche la strategia del gigante della tecnologia informatica Hpe per la diffusione dell'IoT in versione edge (con dati, cioè, elaborati in prossimità delle macchine che li generano) tra le aziende. In particolare, tra le imprese "owner driven", quelle caratterizzate in genere da un atteggiamento conservatore in fatto di adozione di tecnologie abilitanti. Centrale è un approccio pragmatico – per il quale vengono messi a disposizione delle imprese pacchetti standard, "IoT starter kit", che rappresentano in un certo senso la versione per principianti di strumentazioni via-via più complesse. Questo è quanto basta per scoprire le potenzialità dell'IoT in fatto di controllo dei processi e di manutenzione predittiva – monitoraggio intelligente che continua ad essere in generale una delle porte di ingresso per l'internet delle cose. E che consente risparmi considerevoli. È necessario, però, che nelle aziende IT e OT vadano d'accordo: solo la loro convergenza consente il migliore utilizzo dei dati. Perché ciò accada, occorre che chi si occupa di una funzione e chi gestisce l'altra siano impegnate nella risoluzione di problematiche comuni. Per il resto, c'è grande ottimismo per l'avanzata dell'IoT in particolare e dello Smart Manifacturing in generale: la crisi dell'Eurozona non è destinata a colpire con violenza il settore. Parola di Volkhard Bregulla, vice president global manufacturing automotive and Iot di Hpe, intervistato da Industria Italiana qualche giorno fa a Ginevra.

e-Novia investe nell’innovazione industriale made in Italy

startup pixabay 2C'è un mondo in cui il noto motto di Walt Disney – "se puoi sognarlo, puoi farlo" – non sempre funziona; anzi, quasi mai. È quello delle start-up, che in Italia producono per lo più perdite di esercizio: il reddito operativo totale è in negativo per 87,8 milioni. C'è poi una Fabbrica di Imprese, la milanese e-Novia, che punta a quotarsi in Borsa nel prossimo triennio, che avanza a doppia cifra e che intende aprire sedi in Giappone e in Israele. Di e-Novia e delle realizzazioni industriali delle start up tenute a battesimo, Industria Italiana si è occupata più di una volta: qui con Yape, Your Autonomous Pony Express, il robot di ridotte dimensioni che viaggia su due ruote dotate di motori elettrici autonomi e che grazie a sensori e videocamere è in grado di muoversi su marciapiedi e piste ciclabili per consegnare pacchi fino a 70 chilogrammi di peso, (qui) con la fresatrice 4.0 Goliath. E-novia è all'origine di un sistema di gemmazione di start-up che subito vanno avanti sulle proprie gambe. Ma come funziona? E perché funziona? Il fatto è che l'approccio è "di fabbrica": l'idea iniziale, che nasce in collaborazione con gruppi di ricerca di atenei, deve superare dei passaggi predefiniti relativi alla praticabilità industriale e commerciale; solo a seguito di giudizi positivi, da e-Novia arriva il via alla start-up, che possiede in partenza tutte le funzioni tipiche di un'azienda, dalla finanza al marketing. Insomma, rispetto all'ambiente mediano startupparo, che insegue modelli californiani qui non troppo percorribili, si assiste ad una forte attenzione alla struttura. D'altra parte, l'innovazione serve a far funzionare meglio tutto il resto; ma se tutto il resto non c'è, le cose non possono funzionare. Ne abbiamo parlato con il Ceo di e-Novia, Vincenzo Russi.

 

Le strategie di Universal Robots per dominare il mercato dei Cobot

cobot pixabayPiccoli strumenti studiati per cooperare con l'operatore umano in una cella di lavoro, flessibili, programmabili con un corso online di 87 minuti e configurabili in un'ora, poco costosi, riutilizzabili in contesti diversi, consentono un ritorno dell'investimento in sei mesi, senza considerare l'iperammortamento. Stiamo parlando dei cobot, i robot collaborativi, l'avanguardia della robotica democratica: ovvero il 4.0 a portata di piccola impresa, per lo più manifatturiera. Non solo perchè possono essere applicati ai grandi impianti, com'è ovvio; ma rispetto ai piccoli si può dire che colmino il divario tra la produzione artigianale e quella automatizzata. Si diffondono con una crescita superiore al 50% all'anno. Guida questa rivoluzione l'azienda danese che i cobot ha inventato e piazzato sul mercato domestico e tedesco già nel 2008: Universal Robots, presieduta da Jürgen von Hollen. Tre modelli di diversa portata sono stati studiati per la pallettizzazione di precisione, le ispezioni per la qualità, lo stampaggio a iniezione, l'assemblaggio industriale, il prelievo e il posizionamento e tanto altro. E per settori diversificati: dall'automotive alla chimica, dall'industria aerospaziale alla lavorazione dei metalli. Ma come sarà il cobot del futuro? Ancora più agile, più facilmente integrabile in azienda, con software ancora più intuitivi. Perché è quello che chiede il mercato, il mercato delle Pmi. Ne abbiamo parlato con Alessio Cocchi, che guida la filiale italiana di Universal Robots.

Questo sito utilizza cookies propri e di terze parti per la profilazione e per migliorare l'esperienza di navigazione. Se non accetti l'utilizzo parti del sito potrebbero non funzionare correttamente. To find out more about the cookies we use and how to delete them, see our privacy policy.

I accept cookies from this site.

EU Cookie Directive Module Information