PADOVA - A volte quello che ci serve è davanti ai nostri occhi. A noi studenti occorrevano spazi, ma le aule studio dell'università di Padova sono un vero disastro: sovraffollate, sporche, inadeguate per lo studio di gruppo e soprattutto con orari di apertura al pubblico al passo con quello delle messe dei paesini di campagna (sempre che arrivi l'addetto della Civis ad aprire). Questa situazione è nota agli studenti da generazioni; è per questo che alcuni di noi hanno deciso di usufruire di uno spazio che apparteneva all'Università, ma che è in disuso da moltissimi anni: il "pollaio" ( via Marzolo 3) . Il nome ha un'origine poco accademica: serviva a tenere animali per la sperimentazione scientifica; ma questo succedeva negli anni '70.
Questo luogo oggi è "occupato", nel senso che i ragazzi ci vivono dentro per evitare che l'Università lo sgomberi per farci altro. L'amministrazione ha minacciato che sarebbe arrivata il giorno 5 marzo per rimettere la "baracca" in funzione. Ovviamente non ha mantenuto la promessa. E questo è un bene, perché lì gli studenti hanno davvero ciò che occorre.
All'interno: due aule studio, di cui una per studiare in silenzio, l'altra per ripassare insieme - e servizi, un divanetto scassato e una cucina. Questa serve eccome, perché un lavandino e un paio di pentole rappresentano molto per la sopravvivenza di studenti in full immersion pre-esami. Ma, si sa, la cucina è anche convivialità, ritrovarsi, stare assieme. Durante le pause si parla, si discute e talvolta i confronti si protraggono (c'è anche un blog). Inoltre alla "baracca occupata" i giovani si ritrovano un giorno a settimana per dire la loro, su temi di attualità: in questi mesi è attivo un gruppo di dibattito sulla crisi.
Protagonisti anche i muri, un arcobaleno di fogli che raccontano iniziative e che sanciscono regole di gestione di questo spazio " illegale".
Le regole sono semplicissime (non urlare, chiudi il frigo, ricorda la raccolta differenziata); perché qui basta collaborazione e buon senso per far funzionare le cose, per avere molto di più di quello che ci "concede" l'ateneo a costi altissimi.
Tutto ciò può sapere (lo ammetto) di illecito, di sovversivo; e la struttura non è certo a norma di legge; ma guardiamo alla sostanza: non sono molti gli spazi così, vicini agli istituti ma non in una zona residenziale, aperti 365 giorni l'anno, dalle nove di mattina all'una di notte. E poi, è un'occasione anche per l'amministrazione: riconosca che gli studenti non sono un peso ma un capitale, ed una risorsa che si gestisce benissimo da sola.
Giulia Carraro
10 maggio 2012
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