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L'aeroporto non decolla

L'assemblea approva un bilancio in deficit

 

Bocche cucite dopo l’approvazione del bilancio dell’aeroporto Allegri. L’assemblea dei soci si è tenuta ieri mattina nella sede di via Sorio; al termine, nessuna dichiarazione da parte di Massimo Soppani, direttore generale della Save Spa,  la società guidata da Enrico Marchi che gestisce, insieme a quelli di Treviso, di Venezia e del Lido, anche l’aeroporto di Padova. «Il bilancio – si è limitato a dire Soppani – è stato approvato a maggioranza».

L’assemblea, peraltro, avrebbe dovuto rinnovare il Cda, attualmente composto da quattro membri della Save (il direttore, Alessandra Bonetti, Oliviero Pessi e Luca Bonaiti) e da tre “istituzionali”, rispettivamente della Provincia (Alfio Andrigo), del Comune (Francesco Bicciato) e della Camera di commercio (Giacomo De Luca), ma l’elezione è stata rinviata. 

Nel corso della seduta, infine, è stato approvato il business plan, per recuperare il passivo con l’apertura di attività “non-aviation”, e cioè legate agli affitti di negozi e parcheggi.   


Infatti l’aeroporto è in perdita per circa 167 mila euro nell’esercizio 2007 (- 623 mila nel 2006, ma con ammortamenti per 546 mila) rispetto a soli 597 mila di valore totale della produzione (539 mila nel 2006).

«Il motivo del disavanzo – afferma Vittorio Aliprandi, ex presidente dell’aeroporto – è misterioso. Lo Stato contribuisce sostenendo le spese della torre di controllo, di un funzionario dell’Enac (ente nazionale aviazione civile) e della manutenzione. All’aeroporto spettano i costi di un impiegato e del servizio anti-incendio. In compenso riceve entrate dal carburante, dai diritti aeroportuali e dalle locazioni attive nella struttura. Ci sono delle voci, nel bilancio, che non convincono».


Aliprandi aveva annunciato fuoco e fiamme, ma all’assemblea non ha partecipato. «Sono stato escluso – afferma – per un cavillo. Ho una società che ha delle quote dell’aeroporto, ma non ne sono rappresentante legale». Avrebbe voluto chiedere alla Save di cedere la propria quota, quella di maggioranza assoluta (62%), a favore di una cordata di imprenditori. «I nomi non li faccio – spiega – per riservatezza, ma ci sono dei privati disposti a rilevare la parte della Save, che peraltro equivale a soli 639 mila euro. Ci vuole qualcuno di Padova che sappia far rendere la struttura». E avrebbe voluto chiedere una riduzione del Cda a tre membri. «Con un simile fatturato – afferma – mi paiono sufficienti. Basta poltrone di rappresentanza». In quanto al business plan, per Aliprandi non funzionerà. «La Save – accusa – vuole solo dare i servizi in outsourcing e licenziare il personale. Così non si va da nessuna parte».   


L’aeroporto ha registrato lo scorso anno 18 mila tra decolli, atterraggi. Altri soci importanti, a parte la Save, sono la Simod Spa di Paolo Sinigaglia (18% del pacchetto azionario), la Camera di commercio (10%) e la Provincia (5%).

Il Comune ha solo lo 0,6%, ma è nel Cda, rappresentato dall’assessore all’ambiente Francesco Bicciato. «Abbiamo portato avanti – afferma quest’ultimo – la politica del depotenziamento, per vietare a jet di più di 5,7 tonnellate di utilizzarlo, e questo per questioni di sicurezza. Bene, invece, l’eliporto e l’aeroclub. E poi è un’area verde: pensiamo di creare una pista ciclabile importante verso i colli».  

 

(articolo pubblicato sul Mattino di Padova il 5 aprile 2008)

 

 

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