«Occorrono provvedimenti legislativi per ristabilire la concorrenza nel settore e consentire a tutti gli operatori di giocare con le stesse armi». Lo ha detto tre mesi fa Carlo Noseda, presidente della charter italiana di Iab, la più importante associazione nel campo della pubblicità digitale. Nel Belpaese rappresenta l'intera filiera – investitori, editori, concessionarie, agenzie specializzate – e , ad avviso di Noseda, è interessata da un vero e proprio paradosso. Da una parte il mercato cresce a due cifre, e dall'altra gran parte dei soldi che gli inserzionisti versano alle imprese di digital advertising finiscono a due giganti della rete, Facebook e Google, che hanno in mano il traffico e il bacino delle utenze. Una situazione che determinerebbe poco valore, sia per l'occupazione che per il fisco. Questo squilibrio sarebbe destinato ad accentuarsi, dato che gli Ott (over the top, i due colossi citati) godono di vantaggi fiscali nei Paesi in cui operano e possono reinvestire in acquisizioni, limitando le possibilità di crescita delle aziende pubblicitarie online nostrane. Ma ora una soluzione c'è, secondo l'Iab. Si attendono solo le disposizioni attuative, che saranno emanate con decreto entro il 30 aprile dell'anno in corso.
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11 marzo 2019
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