Recessione: l’industria vittima della sindrome Tafazzi?

crisi 2 pixabayÈ probabilmente vero, come attestato dal Fondo Monetario Internazionale, che incombe un rallentamento dell'economia a livello globale; ed è senz'altro vero che l'Italia, gravata da un eccesso di debito sovrano, rappresenta un pericolo per se stessa, a causa dei possibili riflessi sull'attività bancaria e quindi sui crediti, e per l'Eurozona, visto che potrebbe suscitare episodi di rischio generalizzato. La nostra crescita è stata ridotta per l'anno in corso allo 0,6% appunto dal Fmi. D'altra parte il premier Conte anticipando i risultati dell'analisi dell'Istat ha confermato che anche il quarto trimestre dello scorso anno, come il terzo, è in calo. Siamo, ufficialmente, in recessione tecnica. Non solo: l' Istat ha detto che il calo al quarto trimestre è stato pari allo 0,2%. E' il peggior risultato negli ultimi 5 anni. Ma è anche vero, secondo diversi osservatori, che in Europa e in Italia «ci siamo fatti del male da soli». Colpendo al cuore l'industria, e in particolare l'automotive. Con un peccato di hybris soprattutto da parte dei tedeschi, che secondo l'ex direttore scientifico del Master della Business School Cuoa Maurizio Castro si sono intestati la battaglia dell'elettrificazione quando loro stessi erano in ritardo, e con lo zelo europeo sulle emissioni di Co2 che ha di fatto messo al tappeto linee produttive di carmaker e componentisti, anche di settori diversi. Poi ci si è messo anche l'esecutivo nazionale, con un'ecotassa che rischia di colpire anche l'italica produzione.

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Marco de' Francesco

Industria Italiana

31 gennaio 2018

immagine gratuita pixabay






 

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