Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne: le iniziative italiane

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carfagna mara

Secondo dati Istat, l'anno scorso quasi 50mila donne si sono rivolte ai Centri antiviolenza e quasi 30mila hanno iniziato un percorso per uscire dal tunnel della violenza. E secondo Repubblica «da gennaio a ottobre dell'anno in corso sono state oltre 70 le donne uccise per mano di chi diceva di "amarle". Da gennaio a fine luglio sono state 1.646 le italiane e 595 le straniere che hanno presentato denuncia per stupro». Sono numeri molto pesanti, che denunciano una situazione difficile; e va peraltro sottolineato che quelli della "violenza taciuta" potrebbero essere ancora più ingenti. A causa di condizionamenti ambientali e per altri motivi, infatti, non tutte le donne trovano il coraggio di denunciare i propri aguzzini. Comunque sia, il 25 novembre si è fatto il punto della situazione. Non è una data a caso, ma una ricorrenza istituita, nel dicembre 1999, dall'assemblea generale delle Nazioni Unite: si tratta della "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne". Il riferimento, per l'assise Onu, è l'assassinio delle sorelle dominicane Patria, Maria e Antonia Mirabal che, fiere oppositrici del regime di Rafael Leónidas Trujillo, furono eliminate il 25 novembre del 1960.

 

Già il giorno prima, il 24 novembre, si era tenuto a Roma un corteo organizzato dall'associazione "Non una di meno". «Saremo marea, senza spezzoni di organizzazioni politiche e sindacali – si leggeva nel comunicato di convocazione -. Chiediamo a tutte di scendere in piazza con pañuelos fuxia e altre caratterizzazioni femministe, ma senza simboli e bandiere, per ribadire ancora una volta che il soggetto protagonista di questo movimento sono le donne nelle molteplici identità e non identità che le attraversano». Le immagini pubblicate sul sito wordpress dell'associazione raccontano un corteo molto colorato e partecipato.

Altra campagna di rilievo è quella lanciata dalla vicepresidente della Camera (nonché ex ministro alle Pari Opportunità) Mara Carfagna: "Non è normale che sia normale". «In questi anni – ha affermato la Carfagna in un video pubblicato su diversi quotidiani online – ho conosciuto tante donne vittime di violenze, abusi, persecuzioni, molestie. Tutte avevano lo stesso sguardo, quello sguardo che una donna no dovrebbe mai avere. Quello sguardo che non vorremmo mai vedere su nostra madre, su nostra sorella, su nostra figlia. Potrei dire che ancora oggi in Italia una donna su tre è vittima di violenze; ma non lo farò: non sono qui per ricordarvi dati e statistiche. Sono qui per chiedere il vostro aiuto: mobilitiamoci, facciamo vedere quanti siamo. Diamo voce a chi la voce ormai l'ha persa. Postiamo una foto o un video sui nostri social, perché non è normale che sia normale». Bisogna, cioè, "smantellare" quel grumo di anacronistici condizionamenti sociali tendenti a rendere "accettabili", in certi contesti sociali, comportamenti lesivi delle donne. La campagna ha riscosso un grande successo, anche a causa dell'adesione di artisti come Fiorello, Noemi, Paola Turci, Anna Falchi, Claudia Gerini, Alessandro Roia, Francesco Montanari e della modella Bianca Balti. Repubblica ricorda che la vicepresidente di Palazzo Montecitorio «ha presentato un emendamento per istituire un ulteriore fondo per assistere le famiglie affidatarie di orfani di femminicidio». Si ricorderà che la Carfagna è stata la prima firmataria della legge che ha introdotto il reato di stalking, nel 2009; e che a fine marzo di quest'anno ha rinunciato all'indennità di vicepresidente della Camera, devolvendo la somma a sostegno di associazioni impegnate nella tutela di donne, minori, disabili e famiglia.


Marco de' Francesco

2 dicembre 2018

credits immagine: wikipedia



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