Si immagini una struttura alta come una palazzina di due piani e che forma più spirali l'una connessa all'altra, nonché costituita da decine di speciali pannelli con l'aspetto di origami, di carta sapientemente ripiegata. Si staglia con eleganza, ma ha anche una funzione, uno scopo pratico: assorbe lo smog disperso nell'aria. L'opera "Breath/ng" dell'archistar giapponese Kengo Kuma ha fatto capolino, col suo autore, a Milano, alla manifestazione "Design in the age of experience", insieme ad altre opere frutto dello stesso pensiero di fondo: oggi aziende e designer, quando disegnano un prodotto, non possono più limitarsi a soddisfare esigenze estetiche. Infatti, dal momento che il consumatore finale vuole dire la sua ed avere un impatto nella generazione del manufatto che intende acquistare, deve essere evidente quale compito specifico sia assegnato all'oggetto. Inoltre, chi progetta deve tenere conto delle ricadute ambientali e sociali della produzione industriale. Tutto ciò si traduce nella necessità di virtualizzare il contesto in cui un oggetto è destinato ad operare, per valutare le influenze reciproche tra bene e ambiente, e di disegnare i prodotti in modo che siano tracciabili per tutto il loro ciclo di vita. Tutto ciò, hanno assicurato la vice-presidente design innovation di Dassault Systèmes Anne Asensio e il Ceo Solidworks sempre della multinazionale francese Gian Paolo Bassi, è oggi possibile grazie a due software – Catia e Solidworks – embeddati nella piattaforma 3DEXPERIENCE, cavallo di battaglia dell'azienda.
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24 aprile 2018
credits immagine: Marco de' Francesco
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