Con un po' di ottimismo, il noto inventore e saggista americano Ray Kurzweil l'aveva messa così, tempo fa: «L'intelligenza artificiale raggiungerà i livelli umani intorno al 2029. Continuate a seguirla, per esempio, fino al 2045: avremo moltiplicato l'intelligenza, quella della macchina biologica umana della nostra civiltà, per un miliardo di volte». Ora, forse non andrà così. Forse occorrerà più tempo. Ma è senz'altro vero che l'intelligenza artificiale – costituita da algoritmi, sempre più complessi e strutturati per consentire alle macchine di realizzare meglio delle persone attività tipicamente umane – si sta rendendo protagonista di un'evoluzione impressionante. Tre leve l'hanno resa davvero performante: la disponibilità di estreme potenze di calcolo, la crescita esponenziale dei dati da analizzare e algoritmi e reti neurali in grado di apprendere sempre di più e sempre meglio. E il quadro che si sta delineando prevede sviluppi per ognuno di questi fattori: la miniaturizzazione estrema dei chip, a livelli di fisica quantistica; l'utilizzo di Dna artificiale per lo storage e quello di nuovi algoritmi. Un'occhiata sul futuro prossimo, questa, data dal Direttore Divisione Enterprise Services di Microsoft Italia Fabio Moioli, nel contesto di una giornata della Microsoft Digital Week – la sette giorni di Milano dedicata alle soluzioni per il Digital Business – interamente dedicata all'AI.
CONTINUA SU INDUSTRIA ITALIANA
27 marzo 2018
credits immagine: Marco de' Francesco