#unlibroèunlibro. Pollice in su o pollice verso?

unlibrounlibroIl sito dedicato al tema #unlibroèunlibro dichiara, attraverso il suo contatore, che le 'conversazioni' su Facebook e su Twitter con l'hashtag della campagna sono state finora 17mila. Un numero destinato a crescere. Una grande condivisione quindi e migliaia di foto, anche su Instagram, di testimonial immortalati nell'ormai classico selfie, con il pollice verso. Molte condivisioni, ma anche molte polemiche. Infatti tra le 'conversazioni' a proposito della campagna contro la discriminazione degli ebook, lanciata dall'Associazione Italiana Editori, ci sono anche molti detrattori. Molti non sono convinti che un libro sia un libro e che a livello di IVA si debba applicare l'IVA agevolata al 4% anche ai libri elettronici, per i quali l'IVA rimane al 22%.

La campagna #unlibroèunlibro è stata lanciata dall'Associazione Italiana Editori ed è curata da Hagakure, agenzia italiana di digital communication. Nel sito si legge che «L'Europa considera il libro tradizionale e l'ebook in modo diverso: il cartaceo ha l'IVA al 4%, il digitale al 22%. Tutti coloro che amano i libri s'impegnano affinché siano trattati in modo uguale, indipendentemente dal formato».

Tra gli obiettivi della campagna ci sarebbero: Favorire la diffusione del libro attraverso le nuove tecnologie (il nostro Paese è al penultimo posto in Europa per indice di lettura). Sensibilizzare gli altri Paesi europei sfruttando la presidenza italiana di turno in questo semestre presso l'Unione Europea. Porre fine alla discriminazione tra libro ed ebook prevedendo lo stesso trattamento fiscale, in Italia e in Europa. Ecco in sostanza perché «to say no to ebook discrimination», secondo l'AIE.

Tra i favorevoli alla campagna lanciata dagli editori c'è Cristina Cama, ideatrice e curatrice del blog Piego di Libri, che spiega perché ha aderito all'iniziativa mandando il suo selfie: «Benchè io ami profondamente la carta, ritengo che quella verso l'ebook sia un'ingiusta discriminazione. Si sta tassando il mezzo, il supporto, e non il fine. Sia i libri che gli ebook sono prodotti legati alla diffusione culturale, per cui, secondo me, va applicata a entrambi l'IVA del 4%. Equiparare un ebook a un videogame o a un software e applicare l'IVA del 22% è un incredibile errore, oltre che un'occasione mancata di sostenere un mercato dell'editoria da tempo in crisi. Senza contare che potremmo dotare finalmente di senso l'espressione "rivoluzione digitale" e che soprattutto i più giovani, i nativi digitali, potrebbero (ri)scoprire il piacere di leggere».

Tra le prime obiezioni alla campagna c'è chi ha fatto notare la differenza di costi nel produrre un libro cartaceo, rispetto a un ebook, mentre i prezzi sono sostanzialmente identici. L'AIE non ha infatti preso nessun accordo in merito alla riduzione dei prezzi degli ebook. Abbassare l'IVA non vuol dire abbassare i prezzi, se poi l'ebook costerà sempre uguale. Si è fatto quindi notare che ci vorrebbe un accordo governo-editori per portare l'ebook, ad esempio, a 1/3 del prezzo del cartaceo. Così si aumenterebbero sia le vendite, sia i profitti, sia i lettori. Questa sarebbe forse la vera campagna culturale a favore della diffusione del libro (in ogni suo formato), del sapere, della cultura.

«Per quanto riguarda la questione del prezzo finale sono tendenzialmente d'accordo sull'opportunità di una diminuzione dei prezzi – continua Cristina Cama – . Al momento non c'è una grossa diffenza tra carta e supporto elettronico. Ma è anche vero che la stampa è il costo minore della pubblicazione di un libro, mi sono confrontata con un editore su questo e quindi sulla composizione finale del prezzo non incide più tanto. Inoltre un conto è pubblicare un libro su carta e poi mettere a disposizione anche l'ebook e qui sì, secondo me, dovrebbe esserci un'importante differenza. Ma pensiamo alle piccole case editrici o agli emergenti, che si possono permettere solo il supporto elettronico. Perchè la loro opera intellettuale dovrebbe essere pagata tanto meno solo perchè non stampata su carta? La questione è aperta...».

Tra i detrattori della campagna #unlibroèunlibro il più famoso è sicuramente Giulio Mozzi, scrittore padovano, che ha pubblicato con Einaudi e Mondadori, attualmente consulente editoriale per la narrativa italiana della Marsilio e ideatore tra l'altro del blog Vibrisse. Quella di Mozzi è stata la prima voce autorevole fuori dal coro. Ha anche ironicamente lanciato su Facebook la parodia #unpolliceèunpollice. Prima di esporre le proprie argomentazioni però ci tiene a fare una doverosa premessa, ovvero che secondo lui «è sensato che prodotti simili abbiano regimi fiscali simili». Da qui in poi cominciano i distinguo.

Secondo Mozzi la campagna per la parificazione dell'IVA tra libri (di carta) ed ebook è fondata su affermazioni false. «Innanzitutto voglio sgomberare il campo dalla sciocchezza secondo la quale io non ami gli ebook. La questione non è questa – afferma Giulio Mozzi –. Quello che mi ha dato più fastidio è che questa sia una finta campagna dal basso. Mentre questa è invece una campagna dell'Associazione Editori, che non ci mette la faccia. Tra i primi testimonial c'erano e ci sono scrittori ed editori, che ovviamente hanno i loro interessi. Io ritengo, estremizzando un po' le cose, che bisogna chiedersi "di chi fa l'interesse questa campagna?" e la risposta è "degli editori". I lettori quindi, essendo 'clienti' degli editori hanno il dovere di considerare gli editori come dei 'nemici': gente che cerca di massimizzare il profitto a spese loro e secondo me farebbero quindi meglio ad astenersi».

Parole forti per un collaboratore di case editrici, ma Mozzi ci tiene a precisare: «Io vendo il mio lavoro, non il mio cervello». E i distinguo continuano. «Non è esatto equiparare gli ebook ai libri di carta. Io non posseggo gli ebook, ma ne ottengo solo una licenza d'uso. Così, come non posso possedere un ebook, non lo posso neppure regalare o rivendere o fotocopiare. Ci sono molte diversità tra i due supporti e queste diversità fanno comodo agli editori perché moltiplicano le licenze, senza possibilità di una diversa diffusione del testo. Insomma ho visto solo slogan populistici, ma nessun impegno concreto per un reale abbassamento dei prezzi da parte degli editori. E a fare le loro battaglie hanno messo sulle barricate i lettori, non certo un comportamento corretto».

Anche Massimo Mantellini, guru del web, collaboratore del Sole24ore e dell'Espresso, ha detto la sua. Sul suo sito Manteblog si è espresso a proposito della campagna degli editori, delle rimostranze di Giulio Mozzi e su quello che considera il «marketing nascosto dell'IVA sui libri». Mantellini conclude dicendo che «Il marketing è paraculo per definizione. In questo caso mi pare possibile che gli interessi di editori e lettori sulla riduzione dell'IVA sui libri possano per una volta viaggiare assieme. Nonostante questo scatenare gli istinti social di molte persone attorno ad un tema condivisibile, sorvolando sul nome dei finanziatori, nel sito infatti non ne ho trovato traccia, forse era meglio evitarlo».

Matteo Bugliaro Goggia

08 Dicembre 2014

giulio mozzi

 cristina cama



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