Stamina, le cure s’impongono a suon di sentenze

tribunale staminaDopo l'ordinanza del TAR del Lazio, che rimette in discussione la decisione della Commissione scientifica del Ministero della Salute. E' la volta del Tribunale dell'Aquila di decretare che Noemi, la bambina affetta da atrofia muscolare spinale (Sma), può ricevere le cure del tanto discusso Metodo Stamina. Sentenza che ribalta la precedente sentenza del Tribunale del Lavoro. Che a sua volta arriva dopo la sentenza del Tribunale di Lamezia Terme, che ha ordinato di somministrare le cellule staminali mesenchimali secondo la metodologia Stamina ad una donna della città, affetta da sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Insomma, il Metodo Stamina di Davide Vannoni, bocciato una prima volta dalla Commissione scientifica e dal Comitato etico della regione Sicilia; bocciato dall'ufficio brevetti degli Stati Uniti e da buona parte della comunità scientifica, sembra imporsi più che con la forza della sua validità scientifica, per la forza della legge, che in Italia non è tanto chiara.

Mercoledì 11 dicembre il Tribunale dell'Aquila ha riformato il provvedimento preso precedentemente dal giudice del lavoro Anna Maria Tracanna, che il 25 novembre aveva rigettato il ricorso d'urgenza presentato dai genitori di Noemi, che chiedevano che la bambina di 18 mesi, affetta da Sma, potesse accedere alle cure compassionevoli somministrate presso gli Spedali Civili di Brescia. Il Tribunale dell'Aquila non solo obbliga al trattamento, ma entrerebbe anche nel merito dello stesso, indicando ancora di più come il rapporto tra scienza medica e magistratura sia distorto. I giudici indicano infatti che Noemi deve essere curata con staminali di un donatore, che potrebbero già essere presenti nella struttura sanitaria. Indicano quindi come la bambina non debba fare il carotaggio per prelevare le cellule dal suo midollo osseo.

Con questa sentenza Noemi entra con il numero 129 nella lista d'attesa degli Spedali di Brescia, dove attualmente ci sono 33 persone in cura. Esprime parziale soddisfazione il padre della bambina, Andrea Sciarretta, che ha 26 anni e vive a Guardiagrele in provincia di Chieti e si rivolge alle autorità «Bisogna sbloccare le liste d'attesa, qui ci sono persone con sentenze favorevoli che non le vedono applicate e i pazienti muoiono mentre la politica non fa niente – si sfoga Sciarretta – ci aspettiamo che Chiodi, il presidente dell'Abruzzo, abbia una posizione forte e faccia in modo che Noemi sia trattata qui a Pescara»

Quella del Tribunale dell'Aquila è l'ennesima sentenza, se ne contano già circa 60 in tutta la penisola, che impone una cura che in Italia viene somministrata solo in base alla decisione dei giudici. Nella stessa giornata di mercoledì, infatti, anche il giudice del lavoro del Tribunale di Lamezia Terme, Antonio Tizzano, ha ordinato agli Spedali di Brescia di somministrare la cura a una donna affetta da Sla. E ancora, il Tribunale collegiale di Pesaro ha accolto il reclamo presentato dalla famiglia di Federico, il bimbo di tre anni affetto da un rarissimo morbo che gli sta paralizzando il corpo, per ottenere il proseguimento delle infusioni con il Metodo Stamina.

Su questa vicenda si sono espressi in tanti. Ieri il Cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita, tra i massimi esperti di bioetica dichiarava: «Siamo davanti a una situazione nuova – riferendosi alla decisione del Tribunale dell'Aquila favorevole a Noemi –, certamente i tribunali hanno sensibilità e hanno a cuore il bene dei cittadini, ma ci sono esperti, medici con competenze ben precise che devono dire la loro. L'ultima parola spetta al Ministero».

Già nei giorni scorsi, Pietro Greco, giornalista e divulgatore scientifico, metteva in luce questa anomalia italiana, che consiste nel far decidere ai giudici, ciò che spetterebbe alla medicina. Pietro Greco, sulle pagine dell'Unità, rispondendo a Monia, la ragazza malata di Sla che aveva scritto il 5 dicembre una toccante lettera, pubblicata sulle pagine dello stesso giornale, metteva in luce la sua posizione, riassumendo la posizione ufficiale della comunità scientifica.

Dopo aver sottolineato come ogni cittadino in Italia abbia diritto alle medesime prestazioni sanitarie, il Prof. Greco ha ricordato come «una cura compassionevole sia per definizione una cura che non ha basi scientifiche», e che per il Metodo Stamina «non c'è alcuna dimostrazione oggettiva che, anche in qualche caso, un risultato positivo lo abbia avuto. La terapia proposta da Davide Vannoni può essere somministrata come  cura compassionevole. Ma non ha alcuna validità scientifica. Non può essere considerata una terapia medica. Lo dico, ripeto, in maniera molto schietta: a oggi il "Metodo Stamina" somiglia a una pozione magica. Cui si può credere solo per fede non con la ragione. Dico questo - continua il Prof. Greco - perché la differenza tra terapia medica e cura compassionevole deve essere chiara. Mentre nel nostro Paese c'è molta confusione».

Così si va avanti, nell'attesa della decisione del nuovo Comitato scientifico, che pare sarà nominato entro la fine della settimana prossima. Si va avanti a colpi di sentenze, per ottenere la somministrazione di una cura che per ora è indicata come compassionevole, non ancora regolarizzata, non ancora provata scientificamente, se mai lo sarà, come ha evidenziato il Prof. Greco. E mentre si va avanti l'opinione pubblica si divide e i mass media alimentano la bagarre, da una parte o dall'altra.

In tutto questo la rivista Wired Italia, nel numero di questo mese in edicola, ha pubblicato un fumetto che illustra l'intera vicenda. Potenza di una storia che è entrata prepotentemente nell'immaginario collettivo, che ha creato una situazione di opinioni discordanti e sempre profonde e accalorate. Potenza di una storia che forse, al suo risolversi, in un modo o nell'altro, potrà insegnare qualcosa in termini di limiti della speranza, limiti della scienza e limiti delle istituzioni. Limiti che si vanno di giorno in giorno sempre più sfumando, ma che dovrebbero in un certo qual modo rimanere rigorosi, là dove finisce l'illusione e inizia il rigore della scienza, con una metodologia ben definita dal metodo scientifico.

E ciò non significa escludere la cittadinanza, il popolol'opinione pubblica e i loro legittimi interessi dalle scelte di scienziati e medici. Significa compartecipare a un processo di reciproco dialogo tra scienza e pubblico, per quanto differenziato e variegato possa essere. Vuol dire che la scienza deve uscire dalla torre d'avorio e dialogare con il pubblico meno competente e con le istituzioni, perché il pubblico non sia distratto da falsi miti, perché le istituzioni non impongano la forza di decisioni prese impugnando il codice civile e non la forza della ragione, che dev'essere ragione ponderata e condivisa, dai cittadini e dai pazienti, dall'opinione pubblica, dai medici curanti, in accordo con le istituzioni.

Matteo Bugliaro Goggia

13 Dicembre 2013

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