Vittime del Talidomide: un dramma lungo più di 50 anni

TalidomidePADOVA – E' notizia recente la condanna inflitta dal Tribunale di Padova al Ministero della Salute, perché risarcisca un 52enne padovano, nato con malformazioni a causa dell'assunzione di Talidomide da parte della madre in gravidanza. E ancora. Solo alla fine del 2012, la Chemie Grünenthal, la ditta farmaceutica tedesca produttrice del farmaco, dopo più di mezzo secolo ha rotto il rumoroso silenzio: «Vi preghiamo di perdonarci per i 50 anni in cui non vi abbiamo mai parlato a un livello umano, ed invece siamo rimasti in silenzio», ha detto Harald Stock, Ad della Grünenthal, durante la cerimonia di inaugurazione di un monumento per le vittime del farmaco a Stolberg, in Germania, dove ha sede l'azienda: «Chiediamo che si consideri il nostro lungo silenzio – ha ribadito – un segnale dello shock che quello che vi accadde provocò in noi». E' quindi doveroso fare un punto della situazione. Chi meglio di Nadia Malavasi, vittima del Talidomide e Presidente della Tai Onlus, l'Associazione dei Thalidomidici Italiani, può spiegarci cosa è successo, cosa è stato omesso e cosa si è riusciti invece a fare in tutti questi anni.

 

Nadia Malavasi è stata anche relatrice alla I Edizione di Italia Unita per la Corretta Comunicazione Scientifica, giornata di conferenze e dibattiti su alcuni temi scottanti che coinvolgono scienza e società, dagli OGM alla sperimentazione animale, organizzata dall'Associazione Pro-Test Italia l'8 Giugno 2013 nelle aule del Bo. In quell'occasione la Dott.ssa Malavasi ha sottolineato l'importanza della sperimentazione animale per testare correttamente i farmaci: «La carente e inadeguata sperimentazione del Talidomide sugli animali in gestazione – ha ribadito in quell'occasione – ha fatto in modo che venisse commercializzato un farmaco nocivo e teratogeno, che veniva assunto dalle donne in gravidanza come sedativo e anti-emetico, inducendo nel feto amelia (assenza di arti) e focomelia (riduzione delle ossa lunghe degli arti): la sperimentazione in questo caso è stata fatta sull'uomo, con danni evidenti. Purtroppo abbiamo un triste primato: tutto il mondo deve ai talidomidici le regole della farmacovigilanza, inserite nel 1963, mentre in seguito, nel 2004 è nata L'AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco».

Il farmaco nocivo fu commercializzato in Italia tra gli anni '50 e '60 e già nel 1961 compaiono su riviste e giornali italiani i primi articoli in cui si dà notizia che statisticamente vi è una percentuale anomala di bambini nati con malformazioni agli arti. Il Talidomide viene tolto dal commercio in Italia con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n° 186 del 25 Luglio del 1962. Da lì bisognerà aspettare quasi 45 anni perché venga riconosciuta la patologia, ben nota a livello medico, anche in ambito giuridico. «E' stata una lunga lotta – ci confessa precisa e determinata la Dott.ssa Malavasi – ma abbiamo vinto parecchie battaglie. L'Associazione nasce il 31 Marzo 2004. All'inizio è stato difficile entrare in contatto con altri talidomidici, così da riuscire a costituire un gruppo per far valere i nostri diritti. Poi, grazie a Internet e alla diffusione dei Social Network, le cose sono diventate più facili e oggi contiamo 350 associati. La prima battaglia vinta è stato il riconoscimento giuridico della patologia, avvenuto con la legge 27 del 2006 e l'inserimento della Sindrome da Talidomide tra le patologie croniche e invalidanti. In seguito, nonostante in altri paesi europei vi fossero già risarcimenti e indennizzi, abbiamo dovuto attendere fino al 27 Ottobre 2009, per ottenere, con il Decreto del Ministro Sacconi, l'indennizzo dello Stato. Indennizzo che, come si evidenzia nel caso del 52enne padovano escluso per un evidente abbaglio della C.M.O., la Commissione Medica Ospedaliera, ancora viene a molti talidomidici negato, per carenze giuridiche o errori burocratici»

Una vera storia infinita. Mentre per quanto riguarda le scuse della Grünenthal, la Dott.ssa Malavasi è molto pragmatica: «La Grünenthal ha compiuto il peccato originale, creando e commercializzando un farmaco nocivo non adeguatamente testato, ma i peccatori italiani, ovvero le 15 e più case farmaceutiche che hanno venduto il Talidomide in Italia, come generico da banco senza ricetta, non hanno ancora chiesto scusa, e il loro assordante silenzio dura tuttora, forse sono ancora scioccati anche loro...».


Matteo Bugliaro Goggia

30 Luglio 2013

 

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