Consiglio straordinario bis per l’indipendenza veneta

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pizzati lodovicoVENEZIA — Repubblica veneta sovrana e indipendente, scatta il «Piano B». Dopo il consiglio regionale del 28 novembre scorso, conclusosi con l'approvazione della celeberrima «Risoluzione 44», gli attivisti di Indipendenza Veneta, d'intesa con Stefano Valdegamberi (ex Udc ora in Futuro Popolare), sono riusciti a raccogliere tra ieri e mercoledì a Palazzo Ferro Fini altre 17 firme in calce ad una nuova richiesta per la convocazione di una seduta straordinaria da dedicare all'indizione di un referendum consultivo sull'indipendenza della nostra regione. A norma di regolamento ne bastavano 15. Valdegamberi ha formalmente depositato la richiesta, ora il presidente dell'assemblea, Valdo Ruffato, avrà 10 giorni di tempo per procedere alla convocazione, altrimenti si procederà d'ufficio nei 5 successivi. «La data prevista dovrebbe essere il 27 giugno» ipotizza il presidente di Indipendenza Veneta, Lodovico Pizzati

 

E' la terza volta, nell'arco di meno di un anno, che in Regione si affronta la delicata questione del referendum. In principio fu il governatore Luca Zaia, che incalzato dai movimenti d'ispirazione scozzese e catalana chiese lumi ad un pool di esperti sulla fattibilità della consultazione, ricavandone un sonoro niet: «A leggi vigenti non si può fare». Poi venne il consiglio straordinario del 28 novembre, anche in quel caso convocato grazie ad una raccolta firme tra i consiglieri, che avrebbe dovuto avere un quid in più («Si guarderà oltre la Costituzione, alla Carta delle Nazioni Unite ed ai trattati internazionali ») ma che pure si risolse nel rinvio della decisione ad una commissione di giuristi che a 6 mesi di distanza ancora non ha detto né sì né no. Ora siamo al terzo tentativo. Che qualcosa bollisse in pentola lo si poteva intuire dall'inaspettata uscita dello stesso Zaia che martedì, aprendo una parentesi tra tutt'altri argomenti, disse: «Se mai qualcuno presentasse un progetto di legge con la richiesta di indire un referendum io voterei sì, senza alcuna esitazione». Gli domandammo perché, essendo lui consigliere al pari degli altri 59 di stanza al Ferro Fini, non firmasse di suo pugno il fatidico progetto ma lui liquidò l'ipotesi così: «Per abitudine non presento mai progetti a mia firma, verrebbero strumentalizzati».

In effetti non ce n'era bisogno. Da aprile giace infatti in un cassetto polveroso della commissione Affari istituzionali il testo messo a punto da Valdegamberi, che in 6 articoli traccia in modo chiaro l'iter referendario, individuando una data (il 6 ottobre 2013), un quesito («Vuoi che il Veneto diventi una Repubblica indipendente e sovrana? Sì o no?»), le modalità della propaganda e perfino il coinvolgimento dei «garanti» dell'Unione europea e dell'Onu. Le spese per l'allestimento, stimate attorno ai 20 milioni di euro? «Saranno poste sul nuovo capitolo di bilancio del Veneto denominato "residuo fiscale" quale voce a credito dallo Stato Italiano ». E se mai vincessero i «sì»? Verrebbe convocato entro 10 giorni il consiglio regionale «affinché adotti le conseguenti determinazioni nel pieno rispetto della volontà espressa dal Popolo Veneto». Peccato solo che il progetto di legge, come la risoluzione 44, sia finito insabbiato nei «pareri di legittimità» degli uffici legislativi, in attesa dei quali anche il più vispo dei provvedimenti rischia di morire d'inedia.

«Per questo ho deciso di attivarmi per la convocazione della seduta straordinaria - spiega Valdegamberi - non mi faccio prendere in giro. C'è chi dice che un referendum per l'indipendenza sarebbe anti- storico, io invece sono convinto che guardi al futuro, agli Stati Uniti d'Europa. Crediamo tutti nell'autodeterminazione, no? E allora lasciamo che il popolo veneto si autodetermini, andando oltre gli Stati nazionali e magari unendo nella sua battaglia anche territori vicini come il Friuli, la Carinzia, l'Istria». L'idea del consigliere di Futuro Popolare è quella di arrivare al voto sul suo progetto di legge al termine del consiglio, impresa ardua visto che per farcela si dovrebbe completare l'iter in commissione entro il 26 giugno (ammesso che la data sia davvero quella). Se mai si dovesse arrivare al referendum, ad ogni modo, l'esito «sarebbe scontato ». O almeno così dice Pizzati: «C'è una corrente trasversale pronta a dire di sì. Anche perché, in un certo senso, le difficoltà economiche e politiche che il Veneto sta sperimentando giocano a nostro favore». Il valore solo consultivo non scoraggia gli indipendentisti: «Anche il Plebiscito per l'Unità d'Italia, tenuto in Veneto nell'ottobre 1866, lo era. In un contesto internazionale, è un mandato pieno alla Regione per dichiarare l'indipendenza».


Marco de' Francesco

Marco Bonet

Corriere del Veneto

7 giugno 2013


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