I superstiti del Vajont: «Diritto a risarcimenti»

vajont sopravvissuti2LONGARONE (Belluno)—Non c'è pace dalle parti del Vajont. Tutti i tentativi di «storicizzare» gli eventi, di renderli oggetto di celebrazione e anniversario, si scontrano fatalmente con la memoria «viva» di chi quella sera c'era e, con un po' di fortuna, ha portato a casa la pelle. E anche tutti gli sforzi per superare il conflitto fra chi c'era e chi non c'era, non hanno avuto fortuna. C'è chi non ha elaborato il trauma e che anzi suppone di essersi perciò ammalato. E ora chiede che lo Stato paghi il conto di un'esistenza difficile. «Numerosissimi, fra di noi - spiega la leader dei sopravvissuti, Micaela Coletti - quelli colpiti da carcinomi, forme gravi di tumore. E da frequenti e generalizzate anomalie comportamentali che spaziano dalla difficoltà nell'ingerire sorsi d'acqua ad attacchi di tachicardia o fenomeni di insonnia». Pertanto, «noi chiediamo - continua la Coletti - che a questi handicap, in tutti i sensi invalidanti, siano destinati dei risarcimenti». 

 

Questo per quanto riguarda il corpo. Per ciò che riguarda lo spirito, c'è chi se la prende con il sindaco di Longarone, «reo» di aver organizzato manifestazioni non conformi ai sentimenti di chi è sopravvissuto. È il caso di Giuseppe de Cesero, che scrive una lettera aperta a Roberto Padrin. Ripercorre gli eventi: «All'epoca del disastro avevo 13 anni e abitavo a Igne. La sera del 9 ottobre 1963 mi trovavo in piazza con amici, in attesa che mia sorella rientrasse da Longarone, dove lavorava. Ad un tratto udimmo un boato e una forte raffica di vento. Con un tecnico comunale e mia madre, ci dirigemmo in macchina verso Longarone. All'altezza della croda alta di Pirago, il tecnico fermò bruscamente la macchina, poiché la strada era invasa da macerie ed esclamò: "le sciopà la diga!". Ci fermammo, ma decisi di proseguire da solo. Mia sorella non l'ho mai più rivista, nemmeno da morta. Aveva 15 anni». Di qui lo stop a Padrin: «Se Lei, signor sindaco, fosse stato con me quella notte, forse non avrebbe tanta voglia di "festeggiare" il cinquantennale e nemmeno di fare arrivare la gioiosa sarabanda del Giro d'Italia».

Poi De Cesero si fa prendere parecchio la mano. In sostanza, afferma che la classe politica utilizza in modo strumentale il Vajont per farsi un po' di pubblicità. Accuse che il sindaco non commenta neanche. «Piuttosto - replica Padrin - guardiamo alle cose importanti che si possono organizzare a favore della comunità. Una di queste, alla quale sto lavorando, è uno storico incontro. "Storico" perché è già avvenuto: nel dicembre 1963, la Rai riunì i bambini superstiti in una trasmissione condotta da Mike Bongiorno e, con la partecipazione di Raimondo Vianello, Sandra Mondaini e Adriano Celentano, le star di quei tempi, ma ancora oggi molto noti. C'è chi afferma che la canzone "Ciao ragazzi ciao", di Celentano, sia un frutto di quell'esperienza. Sarebbe significativo se il cantante incontrasse nuovamente i sopravvissuti, che bambini non sono più». E c'è chi punta ancora più in alto, per il cinquantesimo anniversario: l'Associazione superstiti (che cambia nome, si chiamerà: «Vajont, il futuro della memoria») ha invitato il Dalai Lama.

 

Marco de' Francesco

Corriere del Veneto

09 ottobre 2012

foto: Comitato Sopravvissuti Vajont


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