BELLUNO — Temporaneo salvataggio per Palazzo Piloni. Lunedì la «Conferenza Regione- Autonomie locali», chiamata dal governo a un parere sul riassetto del territorio regionale, ha deciso di promuovere a pieni voti tutte le Provincie. Venezia è città metropolitana e le altre sei portano a casa la pelle. Per adesso. Perché il rischio è che mantenere lo status quo significhi dare carta bianca al governo, in ultimo a decidere quale ente gettare dalla torre. E poi le due «deroghe», quella per Rovigo e quella per Belluno, espressione di diverse «peculiarità », polesane e montane, rischiano di finire nel calderone di eccezioni che, con tutta probabilità, saranno richieste dai territori di mezza Italia all'esecutivo. Il più acceso è il consigliere regionale del Pd Sergio Reolon.
«A parte il Pd - afferma Reolon - che ha votato contro (con il consigliere regionale Bruno Pigozzo e il sindaco di Vicenza Achille Variati), gli altri, soprattutto Lega Nord e Pdl, hanno scelto la linea dell'irresponsabilità, dell'incapacità di governo e della paraculaggine. Senza coraggio e visione politica, sono buoni giusto a scaldare la sedia. Perché salvare tutti, e lo sanno anche loro, significa non salvare nessuno. Che dire? Non abbiamo le ballerine, ma i nani ci sono eccome ». Ma il Carroccio non la vede così. «La Conferenza - afferma il vicepresidente leghista di Palazzo Ferro-Fini, Matteo Toscani - alla fine ha fatto quello che doveva fare, e cioè assecondare le richieste dei singoli territori ». E poi «la decisione di oggi - afferma l'assessore regionale leghista Roberto Ciambetti, presidente della Conferenza - deriva dalla consapevolezza che i tempi che il governo ci ha dato per discutere della riorganizzazione del territorio sono troppo stretti. L'architettura istituzionale del Veneto, per essere ripensata, ha bisogno di analisi e studi approfonditi che non si possono realizzare in poche settimane».
Insomma, la soluzione è di ripiego. Ma che si poteva fare in un mese? «Una legge fatta male - continua Toscani - che finirà peggio, una schifezza». Comunque sia, i risultati della conferenza degli undici a Belluno non piacciono a tanti. Compreso il coordinatore provinciale del Pdl locale Stefano Ghezze, che qualche dubbio ce l'ha: «Salvare tutti? Non so se regge». E il sindaco di Santa Giustina Ennio Vigne, che era in Conferenza, la vede così: «Una scelta pericolosa, perché dà mano libera al governo. Io ho detto di sì, ma solo perché l'ipotesi prevedeva la deroga per Belluno. A parte i due no, non ha votato il sindaco di Portogruaro, Antonio Bertoncello ed era assente Maria Elena Sinigaglia primo cittadino di Rovolon (Padova)». In tutti i casi, sembra che i giochi fossero stati decisi prima, nella mattinata, in una riunione di maggioranza. Scontento anche il Bard: «Così - afferma il vicepresidente Silvano Martini - è come non decidere proprio nulla. Stiamo a vedere cosa ne pensa il governo». Contro il «riordino » di Palazzo Piloni si erano espressi, sabato scorso, anche i giovani imprenditori dell'Uapi (Unione artigiani e piccola industria) di Belluno.
2 ottobre 2012
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