LAMON (Belluno)—Che sarebbe finita così, e cioè con un mesto ritorno del progetto di legge nelle sabbie mobili delle commissioni parlamentari, era nell'aria già lunedì scorso: nel primo round di discussione alla Camera dei deputati, il fronte del sì al passaggio di Lamon (Belluno) al Trentino ha iniziato a perdere colpi, e anzi è sembrato rafforzarsi il «cordone sanitario» che formazioni di peso come Pdl, Udc e Idv stavano confezionando per il paese bellunese e per le sue velleità separatiste. Martedì sera, era stato il deputato pidiellino Maurizio Paniz a chiarire la situazione. E Paniz è uno che conta: «Basta prendere in giro i lamonesi - aveva affermato - non se lo meritano. Manca la copertura finanziaria della legge costituzionale: le carte prenderanno la strada delle commissioni competenti». E così è avvenuto. Mercoledì alla Camera è bastata una decina di minuti. Il colpo da ko l'ha sferrato nei primi secondi il sottosegretario Saverio Ruperti, che ha chiesto, a nome del governo, di rinviare il disegno di legge costituzionale sul distacco del Comune di Lamon dal Veneto in commissione Bilancio, per «approfondimenti».
Una breve discussione, con il no della Lega Nord, l'astensione del Pd e il sì degli altri, e sulla vicenda è stata posta la pietra tombale che va bene a molti. Perché, come aveva affermato Paniz giorni fa, «se si dice sì a Lamon, lo si deve fare con tutti. E paesi che non sono di confine lo diventeranno, e anche loro chiederanno di andarsene. Comunque, le cose sono andate come previsto. E in aula si è sentita la differenza tra chi l'ha raccontata giusta e chi (Paniz si riferisce al Carroccio, ndr) ha portato avanti le carte sapendo che sarebbero state affossate. Mancava il parere della commissione Bilancio e una legge costituzionale richiede quattro passaggi parlamentari. E la legislatura sta per scadere. Votare sarebbe stato un atto di disonestà verso i lamonesi». E qui il deputato leghista Franco Gidoni si arrabbia: «Ma che dice Paniz? La verità è che si trattava di andare a scocciare le Province autonome, che di Lamon non ne volevano sapere; per evitare imbarazzi, si è tirato fuori questo basso trucco di ingegneria parlamentare della copertura finanziaria: nella scorsa legislatura, il parere c'era. Lamon è condannato: il governo ha tradito la volontà popolare .
Gidoni c'è l'ha anche con il Pd, che si è astenuto. «Prima per il sì, poi l'astensione». Ma Bressa (Pd) obietta che «la richiesta del governo non poteva essere elusa, visto il vincolo costituzionale di copertura finanziaria ». Ora, per il senatore di Verso Nord Maurizio Fistarol, la Camera ha «deciso di non decidere». Ma i referendari non si fanno illusioni. «È un affossamento - afferma il leader separatista Renzo Poletti -: d'altra parte, hanno fatto di tutto per fermarci, e ci vogliono pure far passare per fessi, con la storiella della copertura finanziaria». Arrabbiatissima, il sindaco di Lamon Vania Malacarne: «Nel 2005 qui si è tenuto un referendum, con esiti bulgari. Una risposta, in 7 anni, ce la potevano dare. E la gente non ha cambiato idea. Vedrete, non ce la faranno a stopparci».
27 settembre 2012
nella foto, Vania Malacarne