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Ilaria Capua, ricercatrice al laboratorio di virologia dell'IZSVe

 

L’idea forte della Capua


Un network per l’aviaria


Alla ricercatrice lo Scientific American 50
Il premio già vinto da Al Gore e Kofi Annan

 

PADOVA — A sentir lei, è cascata dalle nuvole. Di quel premio, lo Scientific American 50, non ne aveva mai sentito parlare, e quando è arrivata l'e-mail che le annunciava la clamorosa affermazione, stava per cestinarla perché "sembrava spam". Atteso o meno, quel premio è arrivato; ed è uno di quelli che ti cambiano la vita. E Ilaria Capua, 41 anni, ricercatrice al laboratorio di virologia dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), nonché responsabile del Centro di referenza nazionale per l'influenza aviaria, lo sa bene.

Il riconoscimento, riservato ai miglioratori del mondo, a quelli che lasciano una traccia indelebile, viene attribuito ogni anno dalla rivista Scientific American, a 50 personalità che si sono distinte nella scienza, nell’economia o nelle politiche sociali. Tra i vincitori delle passate edizioni figurano Kofi Annan, ex segretario dell’Onu, i fondatori di Google Larry Page e Sergey Brin, il filantropo Fred Kavli, il ricercatore Douglas Melton, il neurobiologo Roderick MacKinnon, il "padre" di Apple Steve Jobs e Al Gore, politico americano e vincitore quest'anno del premio Nobel per la pace. Tutti pezzi da Novanta.

Ma cosa ha fatto, allora, Ilaria Capua, per finire in un’ accolita così prestigiosa? Il suo è un premio all’altruismo e all’apertura intellettuale. Tutti sanno, infatti, che nella società degli scienziati la professione è spesso penalizzata da pratiche di segretezza; è un ambiente in cui la competizione e il sistema premiale sono istituzionalizzati. A fronte di ciò, Ilaria Capua se ne è uscita con una proposta destinata ad avere un effetto dirompente; condividere, tramite uno stesso network, tutte le notizie, le conoscenze e le sequenze genetiche del virus dell'aviaria. Apriti cielo! L'appello, inoltrato ad una cinquantina di istituti tramite e-mail, viene ripreso dalla prestigiosa rivista Nature. In una sola settimana un migliaio di ricercatori cercano di contattare il laboratorio della studiosa, e adesso, se uno digita "Ilaria Capua" su Google nota che ci sono più di 20 mila risultati, circa la metà di quelli che si riferiscono alla cugina Roberta, che però ha vinto Miss Italia, ed è stata conduttrice in programmi dal successo sperimentato, come Buona Domenica e Unomattina.

«Mi sembrava pazzesco – afferma la ricercatrice - che di fronte ad un virus, come quello dell'aviaria, dotato di un'enorme capacità di infettare volatili ed umani, le informazioni fossero relegate in database ad accesso limitato». Come dire: tanto clamore per una cosa ovvia.

Ma a che punto siamo con la lotta all'aviaria? «In Europa non c'è rischio - spiega - perché i focolai vengono subito isolati. Ma in Asia e in Africa la patologia è endemica: siamo circondati. Ora stiamo cercando di assumere tutte le informazioni per capire come si muova il virus: dobbiamo considerare i diversi ceppi virali e i markers. Abbiamo delle collaborazioni importanti: Cambridge e il CDC di Atlanta, tanto per citarne alcune».

Intanto il Gisaid, il network destinato a raccogliere e distribuire le informazioni, è quasi pronto. «Sarà operativo fra un paio di mesi - confida - è questione di software. Se ne sta occupando lo Swiss Institute for Bio-informatics. Ma, nel frattempo, è cresciuta molto tra gli scienziati la consapevolezza dei canali di comunicazione».

Ilaria Capua è sposata con uno scozzese, e ha una figlia di tre anni. Ha una voce calma e tende, quando parla, ad andare dritto al sodo. Ma come vive il successo? «Certo non mi percepisco come una celebrità - sbotta - sono solo una che ha lavorato sodo, che ha avuto un paio di buone intuizioni e il coraggio di portarle avanti. Sono stata fortunata: la tigre ti deve capitare, per cavalcarla. Per il resto, non sono una super-donna, e mi arrabatto come posso per mettere insieme lavoro e famiglia. In questo mi aiuta molto mio marito. In quanto al successo, una delle cose più belle, forse quella che mi è rimasta più impressa, è quando mia figlia ha detto: "Guarda, c'è mamma sul giornale". In realtà, il mondo è pieno di donne impegnate, che si danno da fare, anche in mestieri assai meno gratificanti».

La ricercatrice, laureata in medicina veterinaria, si dice nata con la passione per la scienza. «In virologia invece - ammette - ci sono capitata». Per il futuro, il programma è impegnativo. «Vorrei – confida - sviluppare al massimo il nostro laboratorio internazionale, consolidarlo sia nelle competenze che nelle possibilità economiche. Ci è voluto tanto per dargli una buona base finanziaria, legata ai fondi per la ricerca, ma ci sono ancora 40 precari. Non sarà facile».

Intanto però, dopo l'assordante tam-tam del 2006, i media hanno spento i riflettori sull'aviaria. Ma non stiamo abbassando la guardia? «Secondo me - conclude - i media hanno gestito molto male le vicende di due anni fa, creando dei danni consistenti ad alcuni settori importanti dell'economia. Forse qualcuno a detto loro di stare zitti, almeno per un po’».

 

Marco de' Francesco

aritcolo pubblicato su L_inkre@dibile di gennaio 2008

 

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