CRISTINA KIRCHNER

L'ARGENTINA MULTA GLI ECONOMISTI CHE SMENTISCONO LE CIFRE DEL GOVERNO

 

Per la presidentessa argentina Cristina Kirchner l’economia del paese va bene: e guai a chi afferma il contrario. La Kirchner ha infatti deciso di prendere misure drastiche e di risolvere il problema alla radice. E così ha stabilito che chi pubblica stime differenti da quelle diffuse dal governo sull’andamento dell’economia argentina sarà multato. E. a sentire lei, il ragionamento non fa una piega: le multe servono infatti ad evitare che gli economisti danneggino il paese pubblicando stime “ingannevoli” che condizionano in negativo le decisioni delle persone in materia finanziaria. Da qui la decisione di far partire le multe, per far tacere le voci “malevole”.


Ad esempio, mentre il governo parla di un 12% della popolazione sotto la soglia della povertà, cifre indipendenti attesterebbero il dato intorno al 30%. Il rialzo dei prezzi, stimato dall’Indec, l’agenzia di statistica nazionale, si attesta invece attorno al 10% nel febbraio 2011 rispetto al 2010, mentre gli economisti indipendenti valutano una cifra vicina al 25%, il livello più alto dal collasso economico del 2002. Una bella differenza, non c’è che dire. Ma la Kirchner, che si presenterà ad ottobre alle elezioni per un secondo mandato, di cifre così disfattiste proprio non ne vuole sapere. “Il problema non esiste”, continua a ripetere scaramanticamente.


E intanto le prime multe sono già scattate. La compagnia abeceb.com si è vista comminare un’ammenda di 500 mila pesos (circa 85.000 euro) per “mancanza di rigore scientifico” nei suoi rapporti. Quindi è toccato alla Econviews, alla Estudio Bein&Asociados, Finsoport, MyS Consultores, GRA Consultores e a molti altri. L’elenco è davvero lungo. “È assurdo — ha commentato al Wall Street Journal Rodolfo Santangelo, un economista della MyS Consultores — ci impediscono di fare il nostro lavoro”. “Così si mettono a tacere le voci dissenzienti”, ha accusato l’ex sottosegretario alle Finanze Miguel Kiguel.


In Argentina l'indice dei prezzi al consumo, da due anni a questa parte, è fatto in modo che se un prodotto aumenta in modo improvviso viene semplicemente tolto dal paniere, così da non far salire l'inflazione. Quantomeno singolare per noi, ma nulla di nuovo per gli argentini, che già nel 20o7, sotto il governo di Néstor Kirchner, marito dell'attuale presidente, morto lo scorso anno, erano stati abituati alla manipolazione dei dati ufficiali. Martin Redrado, al tempo direttore della Banca Centrale argentina, ha denunciato apertamente il condizionamento dell'Indec da parte di Kirchner. Secondo il suo racconto nel 2007 due direttori dell'agenzia di statistica furono licenziati perché si rifiutarono di manipolare i dati. Redrado si è poi dimesso dal suo incarico all'inizio del 2010 dopo che la presidente gli aveva chiesto di intaccare le riserve valutarie per pagare i debiti.


Ora sicuramente le voci degli economisti controcorrente taceranno. Molti infatti hanno già fatto sapere che non renderanno più pubbliche le loro valutazioni e, al contrario di quanto sostenuto dalla Kirchner, è proprio la mancanza di trasparenza e la manipolazione dei dati che condiziona in negativo gli investimenti, soprattutto quelli stranieri.

 

Michela Barbiero