Va beh,
forse "da urlo" è esagerato, ma considerate
le dimensioni di Idea Padova, le risorse del tutto
insufficienti e altre circostanze sfavorevoli, bisogna
pur ammettere che 10.640 visite a settembre e 11.201
a ottobre costituiscono un bottino mica da ridere.
Il cruccio
è quello di non riuscire ad agganciare i risultati
della Tv IP Report, che certo porta conforto e numeri
al sito ma viaggia, quando pubblichiamo video, ad
altri livelli. L'obiettivo resta sempre quello dei
20mila viewers-mese per il sito: alla fine, basterebbe
investirci un po'.
Secondo
Bizinformazione
(eBusiness Valuation), Idea Padova vale 9.443 euro.
Pur nell'incertezza sul metodo, la tentazione di "controllare"
il valore di siti di importanti uomini politici è
troppo grande. Così si "scopre" ciò
che intimamente si sapeva già: consiglieri,
ministri e assessori sul web non valgono un accidente.
Il governatore Luca Zaia 5.734 euro; Marino Zorzato
1.096; Renato Chisso 1.320; Roberto Ciambetti 1.476;
Maurizio Conte 500; Elena Donazzan 468; Massimo Giorgetti
451; Franco Manzato 1.581; Remo Sernagiotto 1.035;
Daniele Stival 592; Matteo Toscani 499; Franco Bonfante
1.264; Laura Puppato 520; Piero Ruzzante 960; Barbara
Degani 479; Flavio Zanonato 542; Ivo Rossi 3.977;
Giustina Destro 522; Andrea Colasio 979; Claudio Piron
476; Andrea Micalizzi 991; Leonardo Padrin 1.754;
Rocco Bordin 715; Giampiero Avruscio 989; Maurizio
Saia 998. Renato Brunetta superstar: 30.207 euro.
Alberto Salmaso, editore di Idea Padova, ne vale 1.291
con la pagina personale. Insomma, a parte il ministro
per la pubblica amministrazione, gli altri non valgono
i soldi che il Cavaliere, secondo alcune cronache,
avrebbe consegnato a Ruby Rubacuori (7mila euro).
Ora,
forse il valutatore Bizinformazione
non é del tutto attendibile; per Idea Padova
indica meno della metà dei numeri che il server
ci inoltra a fine mese; tuttavia, anche raddoppiando
il valore dei siti dei politici veneti si giunge,
sempre con l'eccezione di Brunetta, ad una sola conclusione:
su internet sono illustri sconosciuti. Saranno il
burocratese auto-encomiastico e le foto "rassicuranti",
quelle con la matita sulle labbra; o forse l'immagine
patinata anni Ottanta, che in tempi di crisi stride
più delle unghie sulla lavagna; o ancora i
post alla "faccio tutto io, che sono serio";
ma la verità è che le pagine di chi
ad ogni livello ci governa o sta all'opposizione non
le cerca nessuno. E' curioso: Beppe Grillo deve alla
rete un partito che vale, secondo alcuni sondaggi,
il 5% dell'elettorato; e Di Pietro non fa a tempo
a dire "a" che subito lo piazza su You Tube.
Nel Pd, invece, il web non è considerato una
risorsa; e nel Pdl, infine, non ci si sforza neanche
per sbaglio: si preferisce vivere di ricordi, quelli
lieti, i tempi in cui Berlusconi ci metteva la faccia
e tutti venivano eletti, come risucchiati da un potente
aspirapolvere politico. Ma forse quei tempi sono passati.
il
direttore