DISASTRO ITALIA
Baby cervelli, la fuga all’estero
dei sedici «figli» di Galileo
Gli studenti migliori
scelgono di proseguire la loro carriera fuori dai confini nazionali.
«Non è
solo per i soldi, ce ne andiamo perché in Italia non c’è
mercato»
PADOVA - Marco
De Ieso di Treviso e Vito Mandorino di Bari sono due dei primi 16 allievi
che hanno concluso la Scuola Galileiana di Studi Superiori del Bo, il
centro d'eccellenza riservato alle migliori 24 matricole dell'Università.
Entrambi hanno 25 anni, sono laureati in Matematica con lode e hanno già
lasciato l'Italia. Marco fa un dottorato di ricerca all'Università
«Parigi 11» in teoria dei numeri; Vito, invece, ha cominciato
il periodo di ricerca alla «Parigi 9». «Avremmo potuto
fare un dottorato nel nostro Paese - dicono nel giorno della consegna
dei diplomi galileiani (mercoledì in Aula Magna) -ma per le nostre
prospettive future è stato meglio andarcene all'estero. Noi siamo
contenti, ma è molto triste il fatto che, dopo che la Scuola ha
investito su di noi, questo nostro patrimonio debba essere disperso altrove».
Loro dicono: «Non è solo una questione di soldi, ce ne andiamo
perché in Italia non c'è mercato». Però la
questione economica ha inevitabilmente un suo peso. «A Parigi mi
pagano 1400 euro al mese - confessa De Ieso - a Padova ne prenderei 1000».
Marco e Vito
non sono un'eccezione. Oltre il 95% degli studenti diplomati nella classe
scientifica della Scuola Galileiana ha deciso di proseguire la propria
carriera fuori dai confini nazionali. «Purtroppo - dice il rettore
del Bo Giuseppe Zaccaria - dobbiamo fare i conti con una concorrenza sleale:
all'estero gli atenei hanno ben altri finanziamenti dallo Stato e con
loro la partita è impossibile. In questo modo, però, finiamo
per consegnare ad alcune università europee e americane i frutti
del nostro lavoro. E questo è un vero peccato». La Scuola
Galileiana del Bo, fondata nel 2004 con il contributo della Fondazione
Cassa di Risparmio e la collaborazione della Scuola Normale di Pisa, è
un esempio di come non si riescano a reinvestire sul territorio le risorse.
Il centro seleziona ogni anno, attraverso un esame di ingresso molto rigido
che comprende due prove scritte e due orali, i 24 migliori studenti dell'Ateneo.
Che offre loro vitto e alloggio gratuiti, vari benefit e, soprattutto,
la possibilità di essere seguiti da un tutor personale. Gli studenti
prescelti frequentano le lezioni dei corsi di laurea ai quali si sono
iscritti e in più sostengono gli esami specifici previsti dalla
Scuola (ci sono due canali: uno scientifico, l'altro umanistico).
Ottenuta la
laurea magistrale, gli studenti galileiani hanno dunque un anno di tempo
per preparare una tesi «galileiana», finalizzata al conseguimento
del diploma. «I valori aggiunti della nostra Scuola - aggiunge il
Magnifico - sono due. Il merito e l'interdisciplinarietà degli
studi. Perché solo così si riescono a valorizzare al meglio
le eccellenze». Lo sforzo dell'Università - appoggiata in
questo dalla Fondazione Cassa di Risparmio, che finanzia il progetto con
un fondo di oltre 1,2 milioni di euro l'anno (convenzione rinnovata fino
all'anno accademico 2013-2014) - rischia tuttavia di essere vanificato
per il Paese se è vero che gli alunni finiscono quasi tutti per
migrare all'estero. Per frenare l'emorragia il Magnifico ha chiamato a
dirigere la Scuola una personalità di prestigio come il professor
Cesare Barbieri, ordinario di Astronomia e studioso noto in tutto il mondo.
Sarà lui ad avere l'arduo compito di tentare di trattenere in Italia
gli allievi migliori della Scuola. «E' una situazione molto difficile
per tutto il sistema - afferma il professore - ma lo sforzo va fatto.
Come fare? Bisogna puntare sull'internazionalizzazione e sul maggior coinvolgimento
delle imprese».
Giovanni Viafora
Corriere
del Veneto, 4 novembre 2010
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