VITA

SCOPERTO A BOLOGNA

IL COCCODRILLO PIU' ANTICO DEL MONDO

 

 

Il coccodrillo più antico del mondo era sotto gli occhi di tutti, esposto da quarant’anni al Museo Cappellini dell'Università di Bologna sotto mentite spoglie. A scoprirlo sono stati due giovani ricercatori insoddisfatti dalle generiche informazioni riportate sulla targhetta: “Metriorhynchus” (più o meno: “antico coccodrillo marino ormai estinto”) vissuto presumibilmente 155 milioni di anni fa. “Perché non cercare di capirne di più di su questa antico rettile abitatore della penisola?”, si sono chiesti Federico Fanti, un geologo prestato alla paleontologia, e Andrea Cau, esperto di anatomia. E si sono messi subito al lavoro, il primo dedicandosi allo studio delle ossa fossili, il secondo analizzando composizione chimica e datazione della pietra.

Ed è così che, dopo circa due anni di analisi, il “coccodrillo di Portomaggiore”, come veniva informalmente indicato dagli studiosi, è risultato molto più vecchio di quanto si pensasse: circa 10 milioni di anni in più. Si tratta dunque del più antico coccodrillo mai scoperto sull’intero pianeta, e il primo trovato non solo in Italia ma lungo tutta la costa nord del Gondwana, l’antico continente che univa in un unico blocco Africa, America del Sud, Antartide, Australia e India. Non solo. Le caratteristiche del Neptunidraco ammoniticus – scrivono i due studiosi sulle pagine di Gondwana Research, fanno pensare che i coccodrilli marini siano ancora più antichi di quanto finora ipotizzato e ben più diversificati di quanto fin qui emerso dai ritrovamenti.


Antenati dei dinosauri, che iniziarono a differenziarsi tra i 280-250 milioni di anni fa, i coccodrilli sono cambiati relativamente poco nel corso della loro evoluzione, al punto che gli animali attuali sono considerati dei fossili viventi. In effetti, il cranio del Neptunidraco ammoniticus si distingue da quello di altri ritrovamenti più che altro per gli zigomi sporgenti. Un connotato che, ipotizzano Fanti e Cau, potrebbe essersi modificato nel corso dell’evoluzione a favore di un profilo più idrodinamico e agile nella caccia subacquea.


 

Marina Bidetti

 

Galileonet, 18 novembre 2010