RIFIUTI SANITARI

ANCHE L'OSPEDALE INQUINA

 

 

Negli Stati Uniti ogni ospedale produce circa 15 chili di rifiuti per posto letto. E’ quanto emerge da un’indagine del 2010 condotta da “Slate”, secondo cui tutti gli ospedali del mondo producono 5,2 milioni di tonnellate di spazzatura ogni anno. Non pochi, se paragonati ai 227 milioni di tonnellate di rifiuti urbani.

Fra le principali voci dell''inquinamento ospedaliero ci sono i rifiuti tra cui molti materiali in plastica. Fino a pochissimo tempo fa molti materiali in plastica usati in ospedale, dai guanti di lattice ai materiali delle pavimentazioni, a contenitori di ogni tipo, contenevano Pvc: una sostanza molto tossica (che, se incenerita, sprigiona diossine).

Solo carta e cartone però (che rappresentano il 50% dei rifiuti ospedalieri) sono riciclabili; tutti gli altri non si smaltiscono così facilmente. Ad esempio, i farmaci scaduti o il materiale potenzialmente infetto (le sale operatorie producono da sole il 20 – 30% dei rifiuti) seguono procedure decisamente complesse.


Senza contare il consumo di energia: gli edifici dedicati alla sanità, compresi gli ambulatori e gli studi medici, rappresentano il 9% dell’energia consumata dal settore commerciale, e consumano il doppio rispetto alla media di un ufficio. Negli ospedali, infatti, l’aria è controllata artificialmente, gli ambienti sono illuminati costantemente giorno e notte, e molte attrezzature, come tac e risonanza magnetica, necessitano di notevoli quantità di energia per poter funzionare.


Negli Usa gli ospedali producono da soli il 3% delle emissioni di anidride carbonica del paese. In termini di ‘impronta ecologica’, l’indicatore che misura quanta superficie terrestre viene ‘consumata’ per svolgere qualunque attività o per offrire qualsiasi servizio, un ospedale ‘brucia’ da 140 a 185 metri quadri per posto letto. Ma adottando semplici accorgimenti, dalla luce naturale alla lotta al Pvc e al traffico controllato, anche le corsie possono allungare la vita al pianeta. Dimezzando l’impatto sull’ambiente.


Ecco perché proprio negli Stati Uniti si sta pensando ormai da tempo a nuovi ospedali a misura di ambiente, in cui si punta a ridurre la produzione di rifiuti o a sfruttare al massimo la luce naturale.


La filosofia del lean design, una progettazione mirata al 'taglio' dei costi e dei tempi di realizzazione, si applica non solo alla costruzione, ma anche alla gestione dell'ospedale: la riorganizzazione del personale medico e paramedico, in modo da ridurre la necessità di personale full-time e aumentare il numero di visite al giorno, ha a sua volta permesso di ridurre l'impronta ecologica di certi luoghi di cura. Un approccio sostenibile che, assicurano gli esperti, permette anche di fornire la stessa quantità e qualità di assistenza in luoghi di cura di dimensioni inferiori, quindi meno dispendiosi e con un impatto minore sull'ambiente.


Il futuro ci porterà quindi ad imparare ad adottare soluzioni nanotecnologiche per produrre involucri, filtri di impianti di aerazione, pavimenti, elementi di arredo con capacità anti-inquinanti, (mangiatori di smog), antibatteriche e autopulenti.


Sicuramente un ospedale verde costerà di più di un nosocomio vecchia maniera. Ma forse, a conti fatti, ne varrà la pena, considerato che negli anni potrà sviluppare risparmi considerevoli, senza contare che, a lungo termine, potremo imparare ad aiutare le persone a guarire senza che questo comporti necessariamente far ammalare il pianeta.

 

 

 

Alessandro Turri