SU 186 PARTECIPANTI 83 LAUREATI. TANTE DONNE, ETA' MEDIA 29

Giovani, decisi e perlomeno diplomati

i nuovi Padani non fanno più folclore

 

BELLUNO – Niente bandiere, striscioni, sole delle Alpi, e neppure il fazzoletto verde da taschino, quello d’ordinanza per onorevoli. E poi, vestiti ognuno come gli pare: tailleur e regimental li lasciano ai Promotori della libertà. E nessun legame con il folclore di Pontida: perché, almeno in Veneto, il partito ha scavalcato se stesso.

Non ricerca il consenso popolare: ce l’ha già. E il lessico delle origini, come d’altra parte il ricorso all’ethnos, oggi fanno sorridere pure gli organizzatori della quinta edizione della scuola di formazione politico economica del Carroccio Veneto, la tre giorni (ieri, 16 e 30 ottobre) di Castion (Belluno).

Perché adesso si fa sul serio, e Celti, Etruschi e Nibelunghi sono tornati nei libri si storia. E perché il partito è cresciuto in modo esponenziale, si è radicato sul territorio come Dc e Pci nella Prima Repubblica, e forse anche di più; e perché tutto ciò è avvenuto in fretta, e il Carroccio ha bisogno di trovare e formare quadri.

Di qui la chiamata di ieri: 186 affiliati, di cui 21 sindaci o vicesindaci, 83 assessori e consiglieri comunali e 4 assessori provinciali. Età media: 29 anni; e 83 con una laurea in tasca. Più mutazione antropologica che ricambio generazionale; con un occhio al rosa (tante le donne) e l’altro a legge e morale.

Il governatore Luca Zaia ha messo in guardia i più giovani. «Non fatevi invitare a cena da imprenditori – ha ammonito -; e non assumete la mamma come segretaria: finirete sui giornali. Trabocchetti che possono fermare l’avanzata della Lega. E ricordatevi che chi ruba non solo commette reato, ma tradisce il popolo».

Già, il popolo: ultima luce metafisica del Cielo leghista; giustifica il potere, la delega alle istituzioni. «Ma ricordatevi – ha continuato – che quando viene preso in giro si ribella». Perciò, meglio evitare sovraesposizioni e conflitti personali. La nuova linea del Carroccio non porta il bandierone: lavora sott'acqua, in silenzio. Bandito ogni personalismo: anche quando è arrivato il governatore, applausi sì, ma nessuna ovazione. «Restate voi stessi» - ha chiuso Zaia.

Ma chi sono i nuovi adepti? «Sono qui – ha affermato Erica Condio, avvocato e consigliere comunale di Cornuda (Tv) – perché nella Lega c’è meritocrazia. E spazio per i giovani. E per acquisire competenze pratiche: alla fine, è ciò che cercano da me i cittadini».

E’ avvocato anche Rosanna Conte di Caorle (Venezia), 42 anni, neo-leghista; a Castion «per essere pronta nel caso in cui debba ricoprire cariche pubbliche».

E’ invece consigliere comunale a Quinto (Treviso) Francesca Simionato, 26 anni, diplomata, impiegata in azienda artigiana. Si è iscritta al corso «per approfondire il pensiero di partito». E sta nella Lega perché «si lavora per principio, mica come la minoranza, che fa opposizione strumentale».

Ha 29 anni il vicesindaco di Villafranca di Verona Alessio Adami, ingegnere gestionale; a Castion perché «c’è la possibilità di mettersi in gioco. La Lega non ti compra con promesse e lavoro; ma alle tue capacità ci guarda». Ai Celti preferisce gli indiani d’America, «che non si sono difesi dall’invasore, e alla fine sono stati cacciati». Rispetta ma non canta l’inno nazionale.

Infine Giampaolo Turrina, consigliere comunale di Valeggio sul Mincio (Verona), 45 anni. Un passato nel Fronte della Gioventù, poi Msi, poi Alleanza Nazionale e infine sbarco alla Lega. Un salto sul carro del vincitore? «Qualcuno può pensarlo, ma ho solo cambiato idea». E l’inno nazionale? «Beh, io quello lo canto».

 

 

Marco de' Francesco

Corriere del Veneto, 26 settembre 2010