“La difesa ostinata da parte del Governo del testo del ddl intercettazioni, che avrà certamente
effetti disastrosi sulle indagini di polizia giudiziaria, dimostra che al di là delle dichiarazioni
d’intenti il vero interesse è quello di massacrare le inchieste e neutralizzare Magistratura e
Forze dell’Ordine sopprimendo di fatto uno strumento fondamentale nel contrasto alle attività
criminose”.
A sostenerlo è Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp – il Sindacato
Indipendente di Polizia. “Non è certo la privacy dei cittadini che il Governo vuole difendere –
continua Maccari – ma si vuole affermare la possibilità di delinquere con garanzia di impunità,
soprattutto a vantaggio di una classe politica corrotta e arrogante. Una classe politica che non
può tollerare di essere beccata con le mani nella marmellata e soprattutto esposta al giudizio del
cittadino. Per questo restiamo convinti che il ddl vada ritirato e si debba mantenere l’attuale
legislazione in materia”.
“Eppure – dice ancora il leader del COISP – abbiamo il sospetto che
dietro al pubblico scontro politico tra maggioranza e opposizione si nasconda una privata
convergenza di interessi: perché il controllo di legalità in fondo non piace a nessuno. Non ci
illudiamo, quindi: il ddl verrà approvato. A questo punto bisogna salvare a tutti i costi il
salvabile, e la linea del Piave è rappresentata dalle proposte del presidente della Camera
Gianfranco Fini: lo stralcio della norma transitoria che al momento prevede l’applicabilità
anche ai processi in corso; lo stralcio del limite dei 75 giorni per la durata massima delle
intercettazioni; la questione dei cosiddetti reati spia. La posizione di Fini è condivisibile e
rappresenta un limite invalicabile. Diversamente il Governo si assumerà la responsabilità di
sancire la fine delle inchieste su corruzione, mafia, terrorismo, che spesso partono da elementi
venuti alla luce in indagini su fatti diversi o reati secondari, come usura, estorsione, traffici
illeciti. Se fossero in vigore le norme che limitano così pesantemente le intercettazioni
telefoniche e ambientali – conclude Maccari - oggi sarebbero liberi boss del calibro di Riina e
Provenzano e ci sarebbero centinaia di latitanti in libertà”.