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Km zero

 

IL CASO

Prodotti a Km zero

In Veneto la prima legge

 

E’ il Veneto la prima regione italiana ad avere una legge regionale sui prodotti a “km zero”, che ne individua anche le caratteristiche precise per definirli tali.

L’idea nasce nel 2006, da una semplice considerazione: “il Veneto è la seconda regione in Italia per quantità di prodotti agricoli importati, ma produce il quadruplo del suo fabbisogno. Evidentemente c’è qualcosa che non va”, spiega il presidente di Coldiretti Veneto, Giorgio Piazza. Un cortocircuito delle merci che porta frutta non di stagione sulle tavole degli italiani con un costo ambientale altissimo.

Dietro al termine “km zero” – mutuato dal protocollo di Kyoto – c’è il tentativo di cambiare stile di vita, ricordando che se pranziamo con vino australiano, prugne cilene e carne argentina spendiamo in termini energetici più di quel che ingurgitiamo. 
Far volare il vino e far navigare la carne contribuisce in modo significativo all’emissione di anidride carbonica, mentre cibarsi in modo energicamente corretto (con prodotti locali) permette di risparmiare tonnellate di petrolio. Accorciare le distanze significa dunque aiutare l’ambiente, promuovere il patrimonio agroalimentare regionale e abbattere i prezzi.

E così Coldiretti è scesa in piazza per chiedere ai cittadini di firmare in favore di una legge che invitasse le mense pubbliche e gli ospedali ad utilizzare il 50% di prodotti agricoli regionali, e almeno il 30% nella ristorazione e nei supermercati. Erano sufficienti 500 firme, ne sono state raccolte 25.000.

Nasce da qui la legge della Regione del Veneto n. 3 del 2010: il testo della legge introduce per la prima volta la definizione di “prodotti agricoli a km zero”, individuando caratteristiche imprescindibili, quali la stagionalità, la sostenibilità ambientale, le qualità organolettiche ed il legame con la tradizione culinaria.

In un Paese come l’Italia, dove oltre l'86% dei trasporti commerciali avviene su gomma e la logistica incide per quasi un terzo sui costi di frutta e verdura, una norma che promuove il consumo di prodotti locali aiuta le tasche dei cittadini, con un occhio di riguardo nei confronti di salute e ambiente, dal momento che riduce drasticamente le emissioni di gas ad effetto serra.

L’iniziativa ha, sin da subito, riscosso enorme successo: attualmente, sotto lo “slogan km zero”, sono già operativi 100 mercatini agricoli, una mensa ospedaliera, un circuito di 30 ristoranti che adottano menu a breve distanza utilizzando le tipicità delle campagne limitrofe e oltre 36mila pasti all'anno prodotti nelle scuole dei comuni di Vittorio Veneto, Tombolo, Galliera Veneta, Rosolina e Porto Tolle realizzati con prodotti locali. E sono circa 500 i mercati degli agricoltori che aderiscono a questa iniziativa, presenti in tutte le province nazionali, ed oltre 60mila i punti di vendita diretti delle aziende agricole dove comprare formaggi, vino, salumi, olio extravergine e ortofrutta del territorio.

Infine, una notizia curiosa: dall’idea nasce addirittura la prima pizzeria rigorosamente ''a km 0'', che sforna pizze prodotte con ingredienti locali e di stagione. E’ la ''Pizzeria da Bepi'', nel comune trevigiano di Cessalto, a proporre per prima una pizza regionale, realizzata con farina, pomodori, formaggio e ortaggi prodotti nel Veneto. Il risultato e' un menu di pizze non standardizzate, ma che viceversa cambia ogni mese in base agli ingredienti disponibili sul mercato.

 

Michela Barbiero