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PET THERAPY

TERAPIE COMPLEMENTARI

La Pet therapy veneta

ha sei anni

Senza accreditamento, sono le Asl e una équipe multidisciplinare

a dare garanzia di qualità  

In Veneto vengono accreditati, per dare garanzia di qualità, gli ospedali, i laboratori di analisi, i poliambulatori, le strutture di riabilitazione, le case di riposo, eccetera, eccetera, eccetera, ma in questo processo non sono ancora coinvolte le strutture che promuovono la pet therapy, cioè quella terapia complementare che si basa sull’interazione uomo-animale.

Motivo per cui non si sa con esattezza come si stia sviluppando questa attività nel territorio veneto, non c’è una mappatura e un elenco di aziende a cui far riferimento. E allora, come succede in altre situazioni, ecco che il cittadino medio si ingegna: se non trova risposte soddisfacenti dalle amministrazioni, va su internet con la speranza di trovare realtà qualificate.

Come si sa, però, internet può anche celare facili tranelli. E’ per questo che bisogna fare attenzione ed essere cauti. E’ per questo che la Regione Veneto suggerisce due azioni semplici, ma utili per individuare la struttura “che fa per noi”. 

“Sono due i consigli che mi sento di dare al cittadino che è alla ricerca di una struttura di pet therapy – dice Francesco Pietrobon della Direzione Servizi Sanitari della Regione Veneto – primo, che si rivolga alla sua Asl di riferimento, la quale potrà rappresentare per lui una garanzia, e secondo, che ponga la sua attenzione soprattutto verso quei Centri che gli garantiscono la presenza di diverse figure professionali: dal medico al psicologo, dal veterinario fino all’operatore responsabile della conduzione dell’animale in seduta”.

La pet therapy sbarca ufficialmente in Veneto nel 2005 grazie ad una legge regionale (la numero 3 del 3 gennaio) con la quale venivano fissati dei bandi di gara per individuare delle strutture pilota, atte a svolgere questo tipo di attività in maniera efficace ed opportuna, che avrebbero poi dovuto fungere da modello per altre realtà venete.

“All’epoca – continua Pietrobon – si fecero avanti otto Aziende sanitarie (Asl 2 Feltre, la 8 di Asolo, la 13 di Mirano, la 15 di Cittadella, la 16 di Padova, la 17 di Este, la 18 di Rovigo, la 19 di Adria, ndr), i cui progetti vennero valutati da una commissione di esperti”. Furono approvati i progetti della Asl 16 di Padova, della 19 di Adria e, infine, della 15 di Cittadella, che vinsero così anche il finanziamento della Regione Veneto, circa 330mila euro, cifra che fu equamente tripartita.

“Tra la fine di quest’anno e i primi mesi del 2011 – aggiunge il Direttore Pietrobon – avremo i risultati della sperimentazione. Capiremo se vale la pena continuare con questo tipo di attività o se è il caso, invece, di cambiare strada”. Nel caso in cui la sperimentazione risultasse davvero utile con dati significativi, qualche ben informato, ipotizza che si potrebbe proporre di inserire la terapia con gli animali nei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza.

Ma è ancora troppo presto per fare previsioni di questo tipo. Intanto non si esclude un lavoro della Regione Veneto, in collaborazione con gli organi competenti come ad esempio il Centro di referenza nazionale per gli interventi assistiti dagli animali, finalizzato a fissare dei criteri di accreditamento per le strutture di pet therapy. “Fisseremo dei requisiti di qualità anche per le terapie complementari – assicura Pietrobon – è un nostro obiettivo futuro”.  

 

Ines Brentan

pubblicato sul numero di aprile 2010 del trimestrale NES