home

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

padova

economia

 
 
 
 
 
 

 

IN ODORE DI SANTITA'

Cari Aquilani,

le palafitte sono per sempre,

come le macerie

La verità

sul "miracolo" di Bertolaso

Immaginate di vivere in un palazzone dove tutti hanno le stessa Tv, lo stesso letto, gli stessi bicchieri,  le stesse tovaglie, la stessa marca di carta igienica, lo stesso comò, le stesse tende, le stesse maniglie, e così via. Anche i palazzi sono identici, o perlomeno simili: tutti in stile retrò, con grandi finestroni di legno, tutti sopraelevati di un piano grazie a un sistema di colonne con ammortizzatori. Un film di fantascienza? Il carcere minorile di Tijuana? Macché, sono le palafitte che il governo ha regalato agli abruzzesi scampati al sisma, organizzate in una ventina di new-town che si accordano con il paesaggio e con l’architettura medievale locale come tante cozze su un tavolo da biliardo.

In principio era la new town, una sola: avveniristica, verde, cibernetica, elettrica, senz’auto. Poi i protagonisti della vicenda – il governo, Bertolaso e amici si devono essere chiesti: «Ma chi ce lo fa fare?» - e così, di colpo, si è passati all’opzione B, che non ha nulla di cibernetico ma che anzi riporta in auge una struttura architettonica del Neolitico, ancora presente nell’età del Bronzo: la palafitta. Ha il vantaggio di salvaguardare la vita degli inquilini dai futuri terremoti e dalle scorrerie dell’orso marsicano, diffuso in zona; e poi, come insegna l’archeologia, la palafitta non vive da sola, non è un trabucco, ma anzi se ne fanno a schiere, tanto che si sospetta che l’una serva per sostenere l’altra. Ecco, dunque, la new town frammentarsi in una ventina di metastasi poste qua e là sul territorio, ma sempre lontane dal centro storico.

A marzo e ad aprile dello scorso anno questo giornale aveva preso posizione sulla ricostruzione. Avevamo sommessamente ricordato i due modelli: quello filologico, «com’era e dov’era» del Friuli (1976), volano per l’economia locale ma anche promotore di crescita socio-culturale;  e quello “terrone” del Belice (1968), con abbandono definitivo dei centri storici e costruzione di città pazze e orribili, cattivo gusto, tangenti, arrivo di palazzinari paramafiosi, spopolamento, alienazione e miseria. Il primo modello non si è ripetuto; il secondo è quello ha preso piede nella prassi italiana: ha figliato in Irpinia (1980), in Molise (2002) e in tante altre occasioni. E avevamo avvertito gli abruzzesi: in Italia, dal momento che si sceglie un modello, l’altro è escluso per sempre.  Al tempo, dell’Abruzzo si parlava per ipotesi e secondo indiscrezioni. Ma come sono andate davvero le cose?

C’ERA CHI RIDEVA: Secondo le intercettazioni pubblicate dalla stampa, mentre L’Aquila contava i morti al telefono ci sono  il costruttore napoletano Francesco Maria De Vito Piscicelli e suo cognato, Pierfrancesco Gagliardi. Piscicelli dice: «...si». Gagliardi risponde: «...oh ma alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito...non è che c’è un terremoto al giorno». Piscicelli: «..no...lo so (ride)». Gagliardi: «...così per dire per carità...poveracci». Piscicelli: «..va buò ciao». Gagliardi: «...o no?». Piscicelli: «...eh certo...io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro il letto». Gagliardi: «...io pure...va buò...ciao». 

LA MACCHINA DELLE EMERGENZE: Qualche giorno dopo. Gagliardi: «Senti un po' ma... tu vuoi fare... un bel ... un bell'appalto sul lago di Garda... da 7 milioni di euro, o è troppo lontano... è una rottura di c.»; Piscicelli: «No, lascia perdere... mo' c'è il terremoto da seguire»; Gagliardi: «Si giusto, bisogna concentrarsi lì»; Piscicelli:«capito?»; Gagliardi:«Perché lì partono a 2mila all'ora adesso...»; Piscicelli: «Ma già mi hanno chiamato a me»; Gagliardi: «Ma veramente?»; Piscicelli.: «Sì, la prossima settimana devo dare 6 escavatori... 20 camion»; Gagliardi: «Li devi dare?»; Piscicelli: «Sì»; Gagliardi: «Così»; Piscicelli: «Sì, così funziona nelle emergenze, tutto in economia»; Gagliardi: «Ah! Glieli dai e poi dopo si fa in economia... cioè tot ore, tot al giorno»; Piscicelli: «Sì...sì, sì»; Gagliardi: «Ah»; Piscicelli: «Questo per le emergenze»; Gagliardi: «Uhm, uhm... certo lì adesso ci fanno carne da porco lì»; Piscicelli: «Eh là c'è da ricostruire dieci anni».   

INTANTO, SCOPPIA IL G8. Le disgrazie, si dice, non vengono mai da sole. Il premier, per evitare pubbliche contestazioni (siamo in pieno scandalo Noemi), decide di spostare il vertice dei Grandi della Terra dalla Maddalena (dove sono stati spesi 327 milioni 500 mila euro in opere già abbandonate e in appalti senza concorrenza che hanno portato in carcere i vertici della protezione civile tranne Bertolaso, che però risulta indagato) all’Aquila. Doveva essere il vertice della commozione e della frugalità. E invece, «mentre i terremotati abruzzesi soffrivano nell'afa delle tendopoli, gli uomini di Guido Bertolaso spendevano 24 mila euro in asciugamani, 22 mila 500 euro in ciotoline Bulgari d'argento, altri 350 mila per televisori Lcd e al plasma e 10 mila euro per i bolliacqua del the». Appalti, denuncia l’Espresso, già decisi mesi prima: ora indaga la magistratura. I numeri del vertice:   7 aerei, 12 elicotteri, 51 veicoli, 10 minubus, 4 bus elettrici, 33 auto elettriche, 45 mezzi vari; 19 fabbricati, un'area complessiva di 122mila mq, 1.000 bagni, 1.750 sanitari, 3.500 rubinetterie; più di 1000 alberi piantati, 18.000 zolle di tappeto erboso, 540 alberi ad alto fusto e 600 alberi a medio fusto; 3.587, le richieste di accredito giunte da centinaia di testate internazionali e 914 i delegati attesi a L'Aquila; 1 ambulatorio mobile con 73 tra medici e infermieri, 8 ambulanze, 150 volontari.  E 14mila agenti di sicurezza, metà degli effettivi di Cesare in Gallia. Il tutto (fra Maddalena e Aquila) per la modica cifra di oltre 500 milioni di euro (mille miliardi delle vecchie lire); tutto per un vertice che non è servito a nulla e che è stato ignorato dalla stampa internazionale.  Un vertice al prezzo di due. Naturalmente, secondo l'Espresso, anche all’Aquila il bottino è finito nelle mani degli «amici».  Un esempio: il «Relais le jardin che per oltre un milione di euro si è aggiudicato la fornitura del servizio di catering per i banchetti organizzati per i capi di Stato. Solo che Relais non è una società qualsiasi: appartiene alla famiglia di Stefano Ottaviani, sposato con Marina Letta, figlia di Gianni, l'onnipotente sottosegretario alla presidenza del Consiglio».  Anche considerando sei pasti per tutti i 914 delegati, il prezzo a pasto supera quello medio del ristorante più rinomato del Paese. Ma Gianni Letta è abruzzese, ama l’Abruzzo e certamente avrà una spiegazione per questo.  

I MEDIA: Gli italiani sono convinti che il governo abbia ricostruito l’Aquila. «Hanno fatto un miracolo – assicura Bruno Vespa – l’ho visto coi miei occhi». E Vespa è abruzzese, e il giorno del terremoto aveva i lacrimoni in diretta. E poi c’è la Tv minzolina. Spettacolare il Tg1 di qualche settimana fa. Inaugurazione di una scuola. Arriva il premier, che chiede ai bambini: «E’ stato bravo Berlusconi con la ricostruzione?»; e i bambini: «Siiiiii».  E il premier, compiaciuto: «Ci vorrebbe una legge per far votare i bambini».  E non è detto che non la faccia: nel crepuscolo della democrazia, tutto è possibile.

ADDIO ALLE ARTI. L’Aquila è un cumulo di macerie, e i borghi stanno peggio. Colpa del terremoto? Sì, ma anche dell'incuria e del piano case. Crepe di un millimetro si sono allargate per centimetri, le piante sono entrate nelle case abbandonate e ovunque la rovina si impone, lima, distrugge, lavora. Gli affreschi delle chiese, esposti alle intemperie, si cancellano per sempre. Per capire cosa stiamo perdendo giorno per giorno basta digitare L'Aquila su un motore di ricerca e procedere per immagini. Quanto ai borghi, il sito Vacanze nei borghi ne illustra alcuni prima del terremoto e prima del piano case. Sì, perché quest'ultimo è più pernicioso del sisma. Basti pensare alla bellissima Camarda, borgo medievale alle porte della città. Anche qui è arrivata la ricostruzione; il risultato è che il borgo è atterrato, ma di fronte è stata sbancata una collina per piazzare le palafitte.   

Camarda prima di Bertolaso

 

Camarda ora

EFFETTI ECONOMICI DELLA RICOSTRUZIONE. Il modello friulano implica il coinvolgimento degli imprenditori locali nella ricostruzione; quello di Bertolaso premierebbe, secondo l'accusa, gli amici. Non c'erano imprenditori (e lavoratori) abruzzesi nei settori del legno e del mattone? «Tanti sono venuti e si sono organizzati per fare speculazioni truffaldine» - spiega il procuratore capo dell'Aquila Alfredo Rossini. Ma chi? «Sono gli stessi costruttori al centro dell' inchiesta fiorentina su appalti e favori per il G8 - scrive Repubblica -. Quelli che già dal pomeriggio del 6 aprile, il giorno del sisma costato la vita a 300 persone, si attivavano per mettere le mani sull' affare dove "adesso ci fanno carne di porco..."». Gli imprenditori abruzzesi, invece hanno ricevuto 800 euro per due mesi: l'elemosina al posto del diritto. Funziona così. Poi ci sono i borghi, che prima del terremoto avevano, in pratica, una sola entrata: quella degli inglesi che avevano ristrutturato, con gusto e pazienza, le casette di pietra di Acciano e altri borghi. Ora, dal momento che per il governo il problema non si pone neppure per gli italiani, volete che si ponga per gli inglesi? A meno che non scatti un qualche appaltone per spianare definitivamente i paesini e costruire altre new town. In tutti i casi gli inglesi non torneranno mai più.

BERTOLASO CHIAMA ANEMONE ALL'AQUILA: Bertolaso:«E quindi che ti posso dire?. . . io son qua.. . quindi se hai bisogno vieni su... parliamo qua... perché non.. . penso che sicuramente fino all'uno.. . al due (maggio ndr.) non riesco a muovermi... capito?». Anemone:«Che faccio ti raggiungo lì.. . magari do un colpo di telefono prima quando vengo su. . . non so quando è più comodo.. . così se c'hai un attimo di tranquillità.. ». Bertolaso:«Vediamo un po'.. . io c'ho.. . (parla con altre persone che gli sono accanto ndr)... c'ho una serie di accordi ed appuntamenti sia oggi che domani.. . però.. . se vieni domani. . . domani pomeriggio»? Anemone:«Va bene. . . io do un colpo di telefono domani ad ora di pranzo e poi mi dici te». Bertolaso:«Sì.. . verso le quattro.. . cinque potrei essere libero. . . fammi un colpo domani e vediamo... d'accordo?»

ANEMONE. Secondo la biologia, è una pianta erbacea «leggermente velenosa, anche per il bestiame, a causa della presenza di protoanemonina, sostanza irritante per le mucose e per la pelle». Avrà attecchito anche in Abruzzo? Ma il nome è poetico: attribuito da Teofrasto, significa “fiore del vento”. L'uomo, invece, è un imprenditore tuttofare di 38 anni, che dopo aver lavorato alla Maddalena e vinto altri appalti pubblici punta dritto sull’Aquila. E' finito in galera, ma non parla.

BALDUCCI. Da quando è finito in gabbia, nessuno si ricorda di lui. Il premier: «Mai ricevuto a Palazzo Chigi». Il presidente del consiglio dei ministri, cioè, non conosce il presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici. Eppure è l'uomo indicato dalla Protezione Civile per realizzare le opere per il G8 alla Maddalena ed ex vice di Bertolaso. E dalle intercettazioni risulta che BALDUCCI: «Ecco digli che comunque ... (.). sì che sono fuori... che però stamattina ... (inc.) Palazzo Chigi ... abbiamo fatto il punto ... presumo sulla stessa cosa e quindi ... capito? ... (..) . nel pomeriggio tramite te magari facciamo». Chi ha incontrato il 29 gennaio a Palazzo Chigi, e perché? Ora Balducci è in carcere: è accusato di aver dato appalti agli amici imprenditori dietro corresponsione di regali. Cerca di trovare un posto al figlio («Oggi quello ha fatto 30 anni...ti rendi conto?») nei lavori del post-sisma.

EFFETTI PSICOLOGICI DEL PIANO CASE: Immaginate che Padova venga distrutta da un terremoto. Abitavate in centro; ma vi cacciano in una palafitta ad Arzercavalli. Non conoscete nessuno, e non c’è niente intorno a voi. Non un bar, non una biblioteca, non un cinema, niente. I parenti devono fare 80 km per raggiungervi; lo fanno qualche volta, poi si stufano. Restate soli, ma c’è la televisione: quella minzolina. «Va tutto bene – dice – state tranquilli e sorridete, mi raccomando».

DENIS VERDINI: Coordinatore nazionale del Pdl, è indagato per corruzione. Secondo l’accusa, si adopera per la costituzione del consorzio «Federico II», in cerca di appalti per la ricostruzione. Verdini chiama l’imprenditore Riccardo Fusi e gli passa Gianni Chiodi, presidente della Regione e commissario del governo per la ricostruzione, che gli dà il suo numero di cellulare. Dice Verdini: «Vai da lui, è un amico». Chiodi, giorni fa, ha precisato che il suo era un semplice «atto di cortesia».

BERTOLASO: «Balducci non è stato il mio vice, ma è stato molto più importante, è il Presidente del Consiglio Superiore dei lavori pubblici, il massimo organo del Ministero delle infrastrutture del nostro paese, che fa grandi opere, appalti e realizza le opere principali. Anemone ha vinto una gara che è stata organizzata dall’ingegner Balducci; io ho avuto rapporti con Anemone come ne ho con tanti altri imprenditori e quando li incontro li incentivo a fare meglio, presto e bene». Ora, Bertolaso è innocente sino a sentenza passata in giudicato; come d'altra parte Balducci, Anemone e tutti gli altri. E' un principio che non si discute, in democrazia. E anche le intercettazioni possono essere variamente interpretate. Resta il fatto, però, che lo stesso Bertolaso ammette che qualcosa è andato storto, e che malavitosi si sono infiltrati nella macchina della ricostruzione. Ora, ciò che si chiede al capo della protezione civile è che abbia l'occhio vigile: sulle disgrazie, sulle cose e sulle persone. E' il motivo per cui se ne deve andare. E non si faccia prendere, come ha fatto, da attacchi di berlusconite. Quel «gli italiani sono con me» non è piaciuto a nessuno. Ma chi si crede di essere?

IL FIERO PASTO. Si potrebbe parlare di Fabio De Santis, Antonio Di Nardo, Giovanni Guglielmi, Antonio Sancetta e altri; ma sarebbe inutile: degli indagati, sarà la magistratura a valutare le responsabilità. E poi, se la "cricca" si è creata, è perché il sistema glielo ha consentito. Con il modello friulano, si sarebbe infiltrato al massimo qualche camorrista in subappalto; con quello portato avanti da Bertolaso, dove la torta viene divisa tra pochi (che si conoscono e che in certi casi sono parenti) può accadere il peggio.

RIEN NE VA PLUS. Inutile, adesso, prendere la carriola per portare via le macerie. Il centro è andato e la città e i borghi, così come li avete conosciuti, ve li potete scordare. Non c'è un euro in bilancio per la ricostruzione "vera" e voi, cari Aquilani, questo lo sapete bene. Chi scrive, è rattristato dal pensiero di non avervi aperto gli occhi un anno fa. E' anche colpa vostra: dovevate svegliarvi prima e lottare per i vostri diritti. Direte: ma noi... Ma voi cosa? Non c'erano stati terremoti in Abruzzo negli ultimi 30 anni, seppure in scala ridotta, e non si erano risolti in sprechi e distruzioni? Questo è solo il modello più grande, con una "cricca" più potente e agguerrita. Per il resto, vale la saggezza del buon Max Stirner: «Non si è degni di avere ciò che ci si lascia prendere per debolezza; non se ne è degni perché non se ne è capaci».

 

Marco de' Francesco