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IL CASO

Dr. Twitter

Il social network

per comunicare con i pazienti

Finalmente il sogno di molti pazienti potrebbe diventare realtà: grazie all’intuizione di un medico di Madrid, Fernando Casado Campolongo, farsi visitare su internet è diventato possibile. «L'idea mi è venuta leggendo in internet un documento sulla medicina - dichiara il dottore spagnolo -. Ho pensato quindi che avrei potuto utilizzare la Rete per comunicare con i miei pazienti».

E per farlo ha scelto una delle ultime frontiere a disposizione degli utilizzatori del web: Twitter, un servizio di social network e microblogging, che fornisce agli utenti una pagina personale aggiornabile tramite messaggi di testo con una lunghezza massima di 140 caratteri.

Tramite twitter il medico di famiglia fornisce consigli ai suoi pazienti, anche se, per il momento, sono solo 17 le persone che segue direttamente attraverso il web; però molte altre leggono quotidianamente i suoi aggiornamenti, e sono in costante aumento.

Nella sua pagina si può leggere: «Oggi visite a domicilio, prenotarsi dalle 14 alle 17», oppure «Agenda abbastanza piena, pessimo giorno per richiedere un visita». «Per mancanza di tempo - afferma il dottore - questo sistema mi è parso molto buono. Mando gli aggiornamenti dal computer del mio studio in meno di trenta secondi». In questo modo i pazienti possono evitare lunghe code nella sala d'attesa e scegliere il giorno migliore per la visita leggendo comodamente dal proprio computer gli aggiornamenti del dottor Twitter.

Secondo Campolongo, un entusiasta delle nuove tecnologie, la piattaforma di microblogging è estremamente utile perchè permette un rapporto più "amichevole" tra dottore e paziente: «Leggendo i nostri commenti su Twitter, i pazienti si rendono conto che anche noi medici siamo persone normali con i nostri problemi e le nostre nevrosi».

E le statistiche sembrerebbero dare ragione a Campolongo: sempre più medici, ospedali e organizzazioni sanitarie usano nel mondo piattaforme online per raggiungere colleghi e pazienti.

Negli Stati Uniti, ad esempio, paese da sempre all’avanguardia nell’uso delle tecnologie, è ormai prassi quotidiana utilizzare un tweet per segnalare un’emergenza in arrivo al pronto soccorso, uno per ricordare ai pazienti di prendere le medicine e uno per segnalare la pubblicazione di uno studio importante. Un articolo della rivista “Telemedicine and e-Health” mostra come l’uso delle nuove piattaforme online sia ormai diffuso a diversi livelli della comunità medica: individuale, ospedaliera e istituzionale.

La caratteristica principale dei social network è quella di riuscire a raggiungere un gran numero di persone contemporaneamente. Attualmente sono 255 gli ospedali negli Stati Uniti che adoperano una piattaforma e 167 quelli che hanno un account su twitter.

Uno degli obiettivi principali di questo utilizzo è creare una rete tra ospedale, medici che ci lavorano, pazienti, altri ospedali e centri sanitari nella regione. Altre finalità sono aggiornare il pubblico sui servizi, inviare link ad articoli e studi interessanti, rispondere alle domande degli utenti. Non tutti gli ospedali però dispensano consigli on line in maniera così disinvolta: l’uso dei nuovi media da parte di istituzioni simili necessita infatti di un alto livello di precauzioni in termini di privacy, per il trattamento di informazioni riservate.

A servirsi dei social network sono anche organismi come i Centers for Disease Control & Prevention (deputati a controllare la sanità pubblica negli Stati Uniti), per fornire informazioni attendibili e utili al grande pubblico in momenti di emergenza, come è successo nel caso della febbre suina. Durante il pericolo di epidemia i tre account twitter del centro erano costantemente aggiornati con informazioni sullo stato della diffusione del virus e con suggerimenti e consigli.

Twitter è comunque solo la più famosa di queste piattaforme sul web. Ne esistono infatti diverse altre, forse ancora più utili in ambito medico-sanitario, ma meno note. È il caso di TrialX, un servizio che aiuta i pazienti a trovare studi clinici online, o ad entrare in contatto con gli autori delle ricerche e con altri pazienti.

 

Michela Barbiero