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L'arciprete di Feltre ammette:

«Sono innamorato e confuso»

 


BELLUNO — «Al cuore non si comanda». Non solo un detto popolare, ma anche la convinzione più intima di don Giulio Antoniol, arciprete della parrocchia del Duomo di Feltre. Un cuore diviso, quello di don Giulio, e non da ieri. Da una parte, l’abito talare, le cerimonie religiose, la pastorale dei fedeli, l’amministrazione dei sacramenti, il contatto con i parrocchiani; dall’altra, l’amore terreno, una donna, i sentimenti e la prospettiva di una famiglia. «Sì – concede don Giulio –, ho chiesto un periodo di distacco dalla funzione pastorale, per problemi di natura affettiva. Spero che questo momento di pausa possa aiutarmi in vista di una verifica seria e onesta sul mio futuro. Sì, ecco, ho avuto dei problemi: sono stato aiutato, su mia richiesta, dall’opinione di persone esperte, ma al cuore si fa fatica a comandare. Ora vivo qui, a Lamon, dai miei genitori, in una sorta di eremitaggio. E’ qui che mi abbandono alla volontà di Dio, perché mi indichi quale strada percorrere».

La vicenda di don Giulio è un fatto umano; non è una battaglia contro la Chiesa, come quella di don Sante Sguotti, l’ex «prete innamorato» di Monterosso (Padova) che apertamente si schierò contro il celibato dei preti. «Non voglio scandali – dichiara don Giulio – né per me né per la Chiesa. Non ho nulla contro la vita pastorale; anzi, devo ammettere che ci sono stati momenti intensi e gratificanti con i fedeli. Uno scambio importante tra il pastore e i parrocchiani. Il fatto è che per la Chiesa l’amore di un sacerdote per una donna è un problema. Ed in effetti lo è: anche se questo sentimento non è espresso né materialmente coltivato, ti fa capire che “non ci sei veramente” quando incontri i fedeli e discuti dei loro problemi. E’ un affetto che lacera». Don Giulio ha informato subito le autorità diocesane della situazione. «Il Vescovo (monsignor Giuseppe Andrich) conosce la questione da qualche mese, forse da un anno – continua l’arciprete - . Ha assunto un atteggiamento paterno nei miei confronti, perché comprende il cuore umano. Mi ha invitato a restare, nonostante lo “scherzetto” di Santiago».

Don Giulio aveva chiesto e ottenuto un permesso mensile per compiere «il cammino di Santiago», lungo itinerario che porta alla tomba di San Giacomo, in Galizia. Aveva concordato con la diocesi di partire il 24 agosto, ma nessuno in città l’ha più visto. La questione ha dato origine, tra i fedeli, ad una ridda di voci che il responsabile dell’ufficio per le relazioni sociali della Diocesi di Belluno-Feltre don Giuseppe Bratti aveva bollato, solo tre giorni fa, come «sciocchezze». «In fondo – afferma don Giulio – è un messaggio che ho voluto mandare al Vescovo; significava che ero in difficoltà, e che avevo bisogno di una pausa. Il Vescovo ha capito, ha preso atto della situazione senza assumere provvedimenti disciplinari nei miei confronti».

Alcuni giorni fa don Giulio ha comunicato a monsignor Andrich le sue dimissioni dalla funzione di parroco e dall’insegnamento. Resta sacerdote. «Pensavo che i fedeli si fossero arrabbiati con me – continua l’arciprete - ; e invece ho scoperto che non mi devo difendere. Mi accolgono lo stesso, e ricevo testimonianze di solidarietà». E «l’altra parte»? «Vuole restare – chiarisce il parroco - nel completo anonimato ». Ma quanto durerà questa pausa di riflessione? «Non mi sono posto scadenze – termina don Giulio - ; però ricordo che l’ultimo dell’anno, quando già il problema esisteva, osservando i botti, mi ero rivolto al Signore, implorandolo di definire il mio caso entro la fine del 2009. 'Non ce la faccio più', mi ero detto; e ora, secondo me, si tratta di decidere entro la fine dell’anno ».

 

Corriere del Veneto, 5 ottobre 2009

Marco de' Francesco