SOCIETA'

COME SI MANIPOLANO

LE STATISTICHE

 

Sconfiggere l'atteggiamento passivo di chi crede alle informazioni scientifiche prive di fondamento, meglio note come ‘bufale’. E’ uno degli obiettivi del Festival della scienza ‘Aperta...mente’, che si è svolto dall'11 al 14 aprile a Trento, organizzato dall'Università di Trento, insieme al Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale) e al Museo tridentino di scienze naturali, con l'Opera universitaria. Tra i relatori, Aljosa Volcic, ordinario di statistica e probabilità all’Università di Cosenza. Che spiega perché, secondo lui, “il sonno della statistica produce mostri”.

Professor Volcic, spesso la statistica viene usata per calcolare le probabilità di rischio presenti in una determinata situazione. Quali sono, invece, i fattori ‘esterni’ che influenzano la percezione del rischio, al di là di quello che dicono i numeri?

“Per rispondere dobbiamo lasciare la matematica ed entrare nella psicologia. Per esempio, siamo abituati a pensare molto poco ai rischi del nostro quotidiano, come viaggiare in macchina. A ben vedere la statistica ci dice, invece, che il numero di incidenti stradali è alto, così come è alta la probabilità di averne uno. Invece ci preoccupiamo molto di più quando viaggiamo in aereo, anche se in questo caso, al contrario di quanto accade per i viaggi su quattro ruote, la percentuale di incidenti è bassa. Il fatto è che noi abbiamo paura di ciò che non possiamo controllare, indipendentemente dal calcolo delle probabilità. Infine va anche detto che il fattore psicologico insito nella percezione del rischio viene spesso alimentato dai media, che lo usano per attirare l’attenzione dell’utente, e dunque ‘vendere’ di più”.

Secondo lei, le statistiche possono essere distorte a uso e consumo di chi le diffonde?

“In un certo senso sì. Voglio dire che dobbiamo sempre distinguere la statistica in quanto scienza, dalle indagini statistiche manipolate dalla politica e dai media. In questo caso niente è più azzeccato di quello che disse una volta Winston Churchill: “Mi fido soltanto delle statistiche che ho personalmente manipolato”. Se ci accorgiamo, per esempio, che i numeri sono in contraddizione, come spesso accade nel campo della politica, dovremmo andare a guardare il modo in cui vengono formulate le domande. Ad esempio, se viene condotto un sondaggio sulla popolarità del Presidente del Consiglio, la somma finale delle risposte dovrà essere uguale a 100, e da qui si potranno estrapolare le diverse percentuali. Altro effetto avrà la domanda: ‘Chi sono per lei i politici più popolari?’, perché in questo caso le variabili sono molte e il quadro numerico può essere piegato al fine di far prevalere l’uno o l’altro. Poi ci sono le truffe vere e proprie…”.

Per esempio?

“Pochi giorni fa un cittadino di Torino ha passato molto tempo al telefono cercando di segnalare un problema all’Inps, senza venirne a capo. All’altro capo del filo non c’era un operatore ma una voce registrata. Alla fine dell’ennesimo numero digitato per riuscire a risolvere il problema, il cittadino si è sentito chiedere un parere sul servizio svolto per l’utenza. Le opzioni erano tre: il numero uno per ‘ottimo’, il due per ‘buono’ e il tre per ‘pessimo’. Lui ha premuto il tre, ma la risposta è stata: ‘opzione non prevista’!”.

Ma la comunità scientifica può intervenire sul cattivo uso della statistica?

“Il nostro compito dovrebbe essere quello di svelare i trucchi su come si fanno i ‘conti’ in modo scorretto. Il problema è che niente più della statistica si presta a essere sinonimo di autorevolezza e obiettività. E proprio per questo, la statistica è la scienza più a rischio di manipolazione: perché serve ad avallare tesi di parte. Il fenomeno è meno presente in altre scienze, ugualmente basate sui numeri: sono in pochi a distorcere i dati nella fisica quantistica, perché sono pochi a farne uso. Purtroppo i numeri sono spesso usati da incompetenti che si rivolgono a incompetenti”.

 

Adele Gerardi

14 aprile 2011

Galileo, giornale di scienza e problemi globali