SANITA'
L'EURISPES BOCCIA
IL SISTEMA SANITARIO
NAZIONALE
Sanità
bocciata dalla maggioranza degli italiani: è questo il dato che
emerge dall’ultimo rapporto Eurispes Italia 2011. Per la precisione,
solo il 35% per cento si dichiara soddisfatto (31,9% abbastanza e 3,9%
molto soddisfatto), mentre il 44,3% del campione intervistato si dice
“poco soddisfatto”. Il 17,1% ha dichiarato di non esserlo
affatto.
In totale il livello di insoddisfazione generale coinvolge ben il 61,4%
della popolazione, in crescita rispetto allo scorso anno.
Più soddisfatti gli utenti del Centro Italia (41,3%), seguiti dagli
abitanti del Nord-Ovest (39,1%) e del Nord-Est (38,6%). Esprimono invece
un deciso malcontento il 71,2% degli abitanti delle Isole, il 70,7% del
Sud, il 58,5% del Nord-Est, il 58,2% del Nord-Ovest e il 55,6% del Centro.
Comunque in nessuna area del paese la soddisfazione supera il giudizio
negativo.
Ma quali sono i nodi critici della sanità pubblica? Come è
facile intuire, le lamentele maggiori riguardano i tempi di attesa negli
ospedali ritenuti “intollerabili” dal 79,4% degli italiani,
seguiti dalla scarsa qualità delle strutture ospedaliere (66,1%),
dal costo del ticket (6 italiani su 10 lo ritengono eccessivamente oneroso)
e dall’assistenza ospedaliera (56%).
Promossi invece medici e infermieri, di cui i cittadini apprezzano competenza
e professionalità. Ben il 64,2% degli italiani si dichiara infatti
complessivamente soddisfatto della preparazione dei camici bianchi, sebbene
si registri un calo del 7,4% rispetto allo scorso anno. I critici aumentano
rispetto al 2010, e si attestano al 33%, contro il 24,8% dell’anno
precedente.
E ancora: le cause principali di malasanità? Per il 18,4% degli
italiani sono imputabili alle carenze strutturali degli ospedali pubblici,
quali il mancato rispetto delle norme igieniche e il sovraffollamento,
mentre il 14,5% sostiene che il problema principale sia costituito dai
medici. Per usufruire di cure specialistiche o affrontare interventi chirurgici,
gli italiani preferiscono ancora affidarsi alle strutture ospedaliere
pubbliche (41,4%), sebbene la fiducia stia rapidamente diminuendo di anno
in anno (un calo di fiducia del 10% solo negli ultimi 12 mesi) .Si attestano
invece su livelli simili coloro che preferiscono rivolgersi agli ospedali
privati (26,1%) e quanti invece, pur volendo optare per i privati, che
rappresentano la loro prima scelta, sono costretti a ripiegare sul servizio
pubblico a causa dei costi troppo elevati (24,2%).
A contribuire in maniera decisa a punire la sanità pubblica è
il sovraffollamento dei nostri ospedali: e questo accade, secondo il Rapporto,
soprattutto perché è scarso il numero di posti letto in
strutture residenziali e semiresidenziali per l’assistenza agli
anziani, ai disabili fisici e psichici, ai malati terminali e a quelli
psichiatrici. Il dato registrato è infatti di 3,88 ogni 1000 abitanti,
un numero al di sotto della media di altri Paesi europei, quali Francia,
Germania e Gran Bretagna. Per questo motivo l’accoglienza dei malati
è troppo sbilanciata sugli ospedali: da qui, sovraffollamento,
minore efficienza e scarso rispetto delle norme igienico-sanitarie.
E per concludere, i costi della sanità: il sistema sanitario nazionale
ha un disavanzo complessivo di 3,2 miliardi di euro, il 55,5% del quale
riconducibile alle Regioni del Mezzogiorno (1,8 miliardi di euro) e per
il restante 44,5% alle Regioni del Centro e del Nord (1,3 miliardi di
euro, di cui ben il 40,8% riguarda la regione Lazio da sola).
Secondo l’indagine, le Regioni con un risultato d’esercizio
migliore sono l’Emilia Romagna, la Lombardia e il Piemonte, mentre
il disavanzo più grave si registra in Puglia, Campania e Lazio.
Se si considera il disavanzo in rapporto alla popolazione, secondo l’Eurispes,
la situazione peggiore è quella del Lazio, con 244 euro pro capite
di spesa solo per il disavanzo.
Infine un ultimo dato su un tema molto dibattuto negli ultimi anni, il
testamento biologico. A proposito di una legge che istituisca in Italia
il testamento biologico, già nel 2007 si diceva favorevole il 74,7%
degli italiani (contro il 15% dei contrari), diventati l’81,4% nel
2010 (contro il 10,9% dei non favorevoli). I dati di quest’anno
dimostrano però un’inversione di tendenza, dal momento che
coloro che si dicono favorevoli al testamento biologico, rispetto ad un
anno fa, sono diventati il 77,2%, facendo registrare un calo del 4,2%.
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